Morte sospetta, a giudizio sei medici

Omessi accertamenti all'ospedale San Pio, domani inizierà il processo

VASTO. Aveva solo 13 anni Concetta Di Trento quando il 5 ottobre 2005, dopo una settimana di sofferenze, morì all'ospedale San Pio senza una diagnosi ben precisa. Solo dopo qualche mese, le perizie disposte dalla Procura accertarono che a causare il decesso della ragazzina fu una meningite batterica.

Per quella morte la magistratura ha indagato 14 medici. Otto sono stati prosciolti. Altri sei compariranno domani davanti al giudice del Tribunale di Vasto, Paolo Di Croce. Sono Nicolino Cirulli, medico di Carunchio, Pasqualino Litterio, Stefano Viola, Alfredo Lalli, Maria Pia Bongarzone, Marco Bellelli, tutti del San Pio.

Sono passati cinque anni da quando la piccola Concetta non c'è più. Ma i genitori, papà Maurizio all'epoca assessore di Carunchio e mamma Gabriella, non si rassegnano ancora alla sua scomparsa. La bambina morì sette giorni dopo il ricovero nel reparto di Rianimazione. Il ricovero è datato 29 settembre 2005. La bambina arrivò al San Pio con un gran mal di testa. Tac e risonanaza megnetica non diedero risultati preoccupanti. Il giorno successivo, 30 settembre, il cuore di Concetta si fermò. I medici rianimarono la ragazzina. L'attività cerebrale però non riprese. Il 5 ottobre all'una di notte la piccola cessò di vivere.

Nessun esame clinico riuscì a scoprire la causa del malessere letale. Il mistero impedì alla famiglia anche l'ultima consolazione: donare gli organi della ragazzina. I genitori, però, non si rassegnarono e si rivolsero alla magistratura. Le cartelle cliniche della piccola paziente furono sequestrate e affidate al perito Cristian D'Ovidio di Ortona. Il perito scagionò tutti i medici che avevano avuto Concetta in cura. Il caso sembrava chiuso.

Non contenta, però, il sostituto procuratore Irene Scordamaglia si rivolse ad altri tre periti: Melasecca, Gallinaro e De Magistris. I risultati dei loro accertamenti ribaltarono la tesi di D'Ovidio e misero nei guai i sei medici ora indagati. Secondo l'accusa, avrebbero omesso gli accertamenti necessari ad effettuare la corretta diagnosi, provocando così la morte di Concetta. Dello stesso avviso è parso il gup Elio Bongrazio che ha disposto il rinvio a giudizio dei sei sanitari.

«Non è affatto così e lo dimostremo», dice l'avvocato Angela Pennetta che difende gli indagati con i colleghi Giovanni Cerella, Elio Rocchio, Edy Biasone e Aldo La Morgia. «Sia il medico di Carunchio che il personale medico del San Pio hanno fatto tutto quanto poteva per aiutare la bambina sia dal punto di vista medico che diagnostico. Tant'è vero che i primi a sollecitare l'autopsia furono proprio i medici», sottolinea il difensore.

A rappresentare le ragioni dei famigliari della bambina sono gli avvocati Antonio Ottaviano, Alessandro Orlando e Antonietta Di Vincenzo. I tre avvocati per il momento preferiscono non sbilanciarsi, ma si preparano a dare battaglia in aula. I genitori di Concetta, da cinque anni, sono chiusi nel loro dolore. Si sono costituiti parte civile insieme ad un altro figlio e ai nonni della giovane vittima. Tutta la comunità di Carunchio è solidale con la famiglia Di Trento e spera che il processo serva a fare chiarezza sulla morte di Concetta.

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