Negri Sud, caso in Provincia «Sostegno alla ricerca»

Documento unanime del Consiglio sulla crisi del centro e contro i licenziamenti Il direttore scientifico Tognoni contro l’ente: ci avete fatto perdere tempo

SANTA MARIA IMBARO. Discontinuità con la gestione passata scientifica e amministrativa dell’istituto Mario Negri Sud; verifica dello statuto approvato dal consiglio provinciale rispetto a quello allegato all’atto notarile di costituzione della Fondazione; riconoscimento del carattere scientifico della Fondazione Negri Sud attraverso la trasformazione in Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico presso il ministero della Salute e attivazione di misure per mantenere il livello occupazionale e per sostenere a livello economico le attività di ricerca. L’istituto di ricerca farmacologica Negri Sud fa i conti con il passato, il presente e il futuro in un animato consiglio provinciale monotematico che ha visto l’approvazione di un documento siglato all’unanimità dei consiglieri. In aula era presente anche una delegazione di ricercatori e dipendenti dell’istituto.

In ballo ci sono i posti di lavoro di chi, da anni, contribuisce a fare ricerca di qualità in Abruzzo e che dal 2008 è alle prese con una crisi finanziaria ed economica che sembra irreversibile. L’ultima richiesta fatta ai sindacati da parte del consiglio di amministrazione della Fondazione Negri Sud è stata quella di attivare la procedura di mobilità per 60 dipendenti. I numeri dei possibili licenziamenti si sono rincorsi nelle varie fasi della crisi: prima 35, poi 40, poi 20, poi di nuovo 60. Nessuno sa cosa succederà il giorno dopo. E si va avanti per inerzia, con alle spalle mesi di stipendi arretrati e di sacrifici.

Assente, in consiglio, il direttore scientifico del Negri Sud, Gianni Tognoni, che aveva annunciato la sua mancata partecipazione alla seduta in una lettera molto aspra. «Da troppi anni ormai», scrive Tognoni, «con gli innumerevoli incontri fatti, in tutte le forme istituzionali possibili, l’unica cosa che dalla Provincia abbiamo ricevuto, al di là dell’interesse e del tempo che ci è stato dato dal suo presidente, è stato un tempo rubato alla nostra programmazione e svuotato dell’unico riconoscimento utile alla Fondazione, che era quello della donazione del luogo in cui lavoriamo da anni in progetti, impegni, produzione di conoscenze, formazione. Siamo noi», prosegue Tognoni, «che abbiamo regalato alla Provincia, pagando con i nostri soldi e il nostro tempo, questo edificio, che non sapevano neppure di avere, per cui pagavano tasse non dovute, che poteva devalorizzarsi nel tempo, e che ora non ci concedono nemmeno come “capitale” da utilizzare per fidi bancari. Siamo noi che mantenendo la ricerca pur nel degrado delle strutture, di cui la Provincia è spettatore informato, che manteniamo il valore all’edificio».

Daria De Laurentiis

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