Non era solo chi ha sparato nell’agguato

Sciolta la prognosi sul giovane ferito: guarirà in 30 giorni. I colpi esplosi da una 7,65. Indagini sul computer della vittima

VASTO. Guarirà in trenta giorni Yari Pellerani, il 28enne ferito martedì pomeriggio in via Del Porto con un colpo di pistola. Il giovane, che appare debilitato, continua a dire di non aver riconosciuto chi gli ha sparato. Lui non parla, ma fra i residenti di via Del Porto c’è chi sostiene di avere sentito dopo gli spari - almeno 4 colpi - il rombo di una moto e non il motore di una vettura che si allontanava. Se così fosse, riconoscere gli autori dell’agguato sotto i caschi diventa arduo per gli investigatori. Il maggiore dei carabinieri Giancarlo Vitiello insiste nel sostenere che le indagini stanno seguendo diversi filoni.

I giorni prima dell’agguato. Impossibile riuscire a scoprire le persone che Pellerani ha frequentato in questo periodo attraverso il cellulare: il giovane non ha un telefonino. Lo conferma anche il suo legale, l’avvocato Elisa Pastorelli. Ad aiutare i carabinieri saranno le telecamere che diverse attività commerciali di via Del Porto hanno fatto sistemare davanti ai locali e forse il personal computer del giovane. Pellerani, tuttavia, utilizzava il pc solo per chattare su Facebook. Fra i messaggi potrebbe esserci qualche indicazione.

Le modalità della sparatoria. La vulnerabilità di Pellerani all’arrivo dei sicari rivela che l’attentato ha colpito di sorpresa il giovane. «È stato un gesto vigliacco. Tutti conoscono le abitudini degli ultimi mesi di Yari Pellerani. Le sue giornate hanno orari fissi», dice l’avvocato Pastorelli. Chi ha sparato non era solo. Quindi non può essere il gesto di una persona accecata da un’improvvisa furia. In questo caso il giovane sarebbe stato affrontato a viso aperto. La pistola da cui sono partiti i colpi, a giudicare dal foro fatto vicino all’ombelico della vittima, era di un calibro importante, forse una 7,65. Difficile che un cittadino compri una pistola così potente. Le modalità dell’agguato fanno pensare che chi ha sparato volesse uccidere Pellerani.

Il movente. Con il passare delle ore prende corpo la pista rosa. Pellerani è un bel giovane e viene descritto come un seduttore. Il ventottenne potrebbe aver indirizzato le sue attenzioni verso una donna non libera. Da diversi mesi lavorava con l’attività di famiglia. Il tempo libero lo trascorreva in palestra. Anche il pomeriggio dell’agguato stava tornando a casa dalla palestra. «Aveva smesso di frequentare persone poco raccomandabili», assicura il legale.

Le paure della città. «Sono passata in via Del Porto con mio figlio nel passeggino pochi minuti prima dell’agguato. Se avessi ritardato qualche minuto quegli spari avrebbero potuto colpirci», scrive una giovane madre.

Paola Calvano

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