«Non ho picchiato mia moglie»

Il marito violento nega i maltrattamenti ma resta in carcere. La difesa: temeva di perdere la figlia

CHIETI. «Se l’ho offesa o ossessionata è solamente perché non mi faceva vedere più la bambina. Ma non l’ho picchiata». E.P., ex barista di 35 anni, in carcere per maltrattamenti in famiglia, si difende davanti al giudice per le indagini preliminari Antonella Redaelli che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare e lo ha interrogato ieri mattina nella casa di Madonna del Freddo, nel contesto dell’interrogatorio di garanzia. «Come spiega la rottura del setto nasale?», E.P. «Non sono stato io», dice, «quanto l’ho colpita, è stato solo per difendermi dalle sue aggressioni».

L’avvocato Gabriele Torello che lo ha assistito durante l’interrogatorio ha chiesto una misura cautelare più morbida della detenzione, ma la giudice si è riservata la decisione, che firmerà dopo aver sentito il parere della procura.

Una brutta storia quella dell’ex barista e della moglie O.D. , 28 anni, straniera dei paesi dell’Est.

Secondo la denuncia di lei la vita coniugale, che aveva avuto la gioia anche della nascita di una bambina, dal febbraio scorso si sarebbe trasformata in un inferno, con lui che la maltrattava e la picchiava.

Ma la donna, nella speranza che le cose potessero cambiare, ha avuto la forza di sopportare fino a maggio, quando un ennesimo episodio di violenza l’ha costretta a lasciare la casa coniugale, nella zona di Madonna degli Angeli, a Chieti, per rifugiarsi dalla madre che vive a Pescara. Naturalmente l’abbandono ha scatenato da parte dell’ex barista una serie di reazioni senza controllo come offese per telefono, sms, fino a un tentativo di rapire la bambina. A giugno l’uomo viene arrestato su ordinanza di custodia cautelare richiesta del sostituto procuratore Giuseppe Falasca. Il provvedimento firmato dal Gip del tribunale è scaturito dalle indagini condotte dai poliziotti della seconda sezione della Mobile, (quella che si occupa dei reati contro la persona), gli ispettori capo Fabrizio Purgatori e Nicola Di Nicola, con l’assistente capo, Alessandro Di Michelangelo, coordinati dal vice questore, Francesco Costantini. Il 30 luglio, su richiesta del difensore, il giudice, di fronte a un apparente pentimento dell’uomo, decide di rimetterlo in libertà e gli concede l’obbligo di dimora a Chieti. Il provvedimento però non ha gli effetti desiderati, E.P. torna alla carica e si precipita a Pescara a casa della suocera dove aggredisce la moglie e le sferra un pugno sul naso. Ecco che c’è il secondo ordine di custodia cautelare richiesto dallo stesso pm Falasca. In attesa della sua esecuzione già firmata dalla giudice Redaelli l’uomo torna a Pescara per prendersi la bambina. É l’8 ottobre. E.P. viene rintracciato dalla polizia che lo invita a riportare la piccola negli uffici della questura di Chieti. Esortazione alla quale non si sottrae. Il giorno dopo però, mentre la seconda ordinanza cautelare sta per essere eseguita, l’uomo in piazza Umberto, davanti alla questura di Chieti sbarra la strada alla moglie che era appena uscita dalla questura e tutto questo davanti ai poliziotti che lo arrestano.

©RIPRODUZIONE RISERVATA