Nonno morto, giallo dei farmaci

Roccaspinalveti: la riesumazione dell’anziano per fare chiarezza sul sovradosaggio di medicinali

ROCCASPINALVETI. Non ci sta M.M., 37 anni, a passare per il “mostro” che picchiava la nonna e la mamma pretendendo i loro soldi. Non ci sta ad essere accusato di avere trasformato la vita delle due donne in un inferno. Per questo quando venerdì è comparso davanti al gip del tribunale di Vasto, Anna Rosa Capuozzo, insieme alla sua compagna, ha fornito al magistrato la propria versione dei fatti in modo puntuale. «Il mio cliente ha fornito al giudice esaurienti spiegazioni e le accuse nei suoi confronti si sono ridimensionate e di molto», fanno sapere gli avvocati difensori Marco Fanghella e Nicola Sisti. I due legali hanno chiesto la scarcerazione degli indagati o, in subordine, gli arresti domiciliari. Il gip si è riservato di decidere nei prossimi giorni. E sulla riesumazione della salma del nonno di M.M., l’avvocato Fanghella aggiunge: «Siamo sereni. L’anziano non presentava nè tumefazioni nè fratture. Aspettiamo i risultati dell’autopsia eseguita dal dottor Pietro Falco». La vicenda continua a fare discutere non solo a Roccaspinalveti, ma anche a Casalbordino, il paese in cui viveva M.M. prima di trasferirsi a Roccaspinalveti per accudire i nonni, e dove viveva anche la madre di 63 anni.

I maltrattamenti in famiglia. Rinchiuso nel carcere di Torre Sinello, M.M. si dispera e teme che la sua disavventura giudiziaria possa danneggiare le due figliolette. Ammette le liti familiari, le discussioni e le aggressioni verbali con la nonna. «Che in famiglia il clima non fosse idilliaco nessuno può negarlo», insiste l’avvocato Fanghella. «Ma va detto che qualche volta è stato il mio cliente a chiamare i carabinieri proprio per evitare che la discussione degenerasse». La compagna è ugualmente sconvolta e rigetta con determinazione le accuse fatte dalla nonna e dalla mamma di lui». La speranza dei difensori della coppia è che i chiarimenti forniti al gip siano stati esaustivi e che i due indagati tornino in libertà. «Il nostro assistito lavora in una fabbrica della Val di Sangro. Conservare il posto di lavoro per un papà di questi tempi è il primo obiettivo», sostengono gli avvocati Fanghella e Sisti.

Il giallo della riesumazione. Per il momento l’indagine disposta dalla magistratura per appurare le cause della morte di Antonio Bruno, sono ben distinte dalla vicenda giudiziaria che ha portato in carcere M.M. e la compagna. Ma essendo Bruno il nonno di M.M., gli accostamenti vengono fatti inevitabilmente. M.M. e il nonno vivevano nella stessa casa. Anzi il giovane si era trasferito a Roccaspinalveti per accudire l’anziano e la moglie. «L’autopsia su Antonio Bruno è stata chiesta per escludere che la morte dell’anziano possa essere stata provocata da una errata somministrazione dei farmaci», spiega il medico legale, Pietro Falco. L’indagine è a carico di ignoti. Il pensionato era affetto da una grave patologia cardiaca e per questo era costretto a prendere dei medicinali. «Più che di autopsia si parla di esame tossicologico. I liquidi prelevati sono stati inviati ai laboratori di analisi dell’Università La Sapienza a Roma, lo stesso i reperti prelevati da cuore e polmoni», fa sapere il perito. I risultati fra una quarantina di giorni.

Paola Calvano

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