Rapina e botte ai coniugi nella villa Confermati i 49 anni al commando 

Respinti i ricorsi dei 7 componenti della banda romena per l’assalto violento del 23 settembre 2018 Il medico Martelli: la giustizia funziona, bisogna saper aspettare anche se sarà difficile dimenticare

LANCIANO. Ricorsi respinti e condanne confermate. La seconda sezione della Cassazione di Roma ha scritto la parola fine alla parte giudiziaria della violenta rapina nella villa dei coniugi Martelli-Bazzan del 23 settembre 2018 respingendo i ricorsi dei difensori e confermando le condanne dei 7 componenti il commando romeno che fece irruzione nella casa, per un totale di 49 anni e due mesi di reclusione inflitti in Appello all’Aquila. Ora le pene sono definitive. «La giustizia funziona, bisogna saper aspettare, anche se per noi non sarà mai facile dimenticare», il commento del medico Martelli.
LA CASSAZIONEIl collegio degli ermellini - Giovanna Verga presidente e consiglieri Maria Daniela Borsellino, Stefano Filippini, Vittorio Pazienza e Giovanni Ariolli - ha respinto il ricorso degli avvocati dei 7 imputati che puntavano ad avere uno sconto delle pene inflitte dalla Corte di appello dell’Aquila, con rito abbreviato, il 24 settembre 2020. Per i legali le condanne aquilane - che rispetto alla sentenza di primo grado avevano uno sconto di 7 anni e 4 mesi complessivi per un mero calcolo tecnico - erano ritenute «spropositate». Le condanne per rapina pluriaggravata, lesioni gravissime e sequestro di persona furono e restano: 14 anni per Alexandru Colteanu, il braccio violento del commando, colui che tagliò il padiglione auricolare alla Bazzan; 11 anni per Marius Adrian Martin, la mente della gang; 8 anni e 4 mesi a Ruset Aurel e Costantin Turlica; 8 anni a Ion Turlica; 7 anni a George Ghiviziu, il palo della banda e 10 mesi di reclusione per Gheorghe Traian Jacota, 50 anni, l’unico accusato di favoreggiamento per aver cercato di far fuggire Ghiviziu. Restano in carcere fino a fine pena in 6 (Jacota è l’unico fuori): 3 anni li hanno scontati. Ha retto l’impianto accusatorio del procuratore di Lanciano Mirvana Di Serio, che in 1.200 pagine di indagini di polizia e carabinieri, chiarì che Ghiviziu e Ion Turlica erano i pali, e che in villa, Martin, Colteanu, Ruset e Costantin Turlica crearono l’inferno.
I CONIUGITirano un sospiro di sollievo Carlo Martelli e Niva Bazzan che hanno seguito “da lontano” il processo non avendo un avvocato di parte: si sono sempre affidati alla Procura. «La giustizia funziona e bisogna avere la pazienza di saper aspettare», dice Martelli. «Ora potremo stare tranquilli per un po', sapendoli lontani da qui e proveremo a dimenticare quei drammatici momenti, anche se non è facile. Ogni rumore in casa ci allarma e gli acciacchi e le ferite ci ricordano ancora la rapina, che è stata voluta. Dispiace in fondo al cuore che in carcere ci siano dei giovani (il commando era formato da ventenni, l’unico 35enne era Martin, ndc) ma quello che hanno fatto è stato grave, violento e nessuno è mai tornato indietro».
LA RAPINAPugni, sangue, violenza. L’incubo per i Martelli iniziò alle 4 di quella domenica quando nella villa entrarono Martin, Colteanu, Ruset e Costantin Turlica, salirono in camera da letto, legarono il medico Martelli con le fascette che si erano portati, presero la moglie e iniziò il pestaggio. «Dicci dov’è la cassaforte o faccio a pezzetti tua moglie», disse Colteanu, secondo la sentenza, al medico preso a pugni. E tagliò parte dell’orecchio della Bazzan con una roncola. Dopo due ore di terrore e botte, i rapinatori andarono via con 1.990 euro ritirati dal bancomat, tre orologi e dei monili in oro. Per i giudici fu «un colpo programmato che ha messo in conto le lesioni, la violenza», «il commando agì con rilevante efferatezza». Le motivazioni della Cassazione tra 90 giorni.
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