Miglianico

Scompare dall’hotel in Polonia: 51enne di Ortona trovato morto dopo cinque giorni

30 Settembre 2025

Antonio Cavuto, originario di Ortona, era partito da Miglianico per fare visita alla figlia. Disposta l’autopsia sul corpo, ma l’ipotesi è quella di un malore

MIGLIANICO. Una camera d’albergo a Legnica, nel sud-ovest della Polonia. Un saluto, la promessa di tornare in poche ore dopo qualche acquisto in città. Un breve, normale allontanamento che doveva scandire una giornata qualunque di un viaggio di famiglia. Ma, al rientro, quella porta si è aperta sul vuoto. È iniziato così, con un’assenza inspiegabile in un pomeriggio di fine settembre, l’epilogo del viaggio di Antonio Cavuto, 51 anni, nativo di Ortona, residente a Tollo e domiciliato a Miglianico, la cui attesa si è spenta a quasi duemila chilometri da casa, cinque giorni dopo la sua scomparsa. L’uomo è stato ritrovato morto a Milkowice. Sulla sua fine la magistratura polacca ha avviato un’inchiesta, disponendo l’autopsia, anche se dai primi accertamenti non emergerebbero elementi che facciano pensare al coinvolgimento di altre persone.

La trasferta nel Paese dell’Est Europa era stata pianificata per motivi strettamente familiari. Cavuto era partito dall’Abruzzo insieme alla sua compagna per fare visita alla figlia, che vive stabilmente in Polonia con la madre, ex moglie del cinquantunenne e agente di polizia. La coppia aveva preso alloggio all’hotel Kamieniczka, una struttura nella città di Legnica, situata nella regione della Bassa Slesia. La sequenza degli eventi che ha dato il via all’allarme ha una data e un luogo precisi: lunedì 22 settembre, all’interno dell’albergo. La routine di quel soggiorno si è interrotta quando la compagna di Cavuto si è allontanata per alcune compere. È stato al suo ritorno che la donna ha fatto la scoperta che ha segnato l’inizio del mistero: l’uomo non era più in hotel e di lui si erano perse completamente le tracce.

L’assenza inspiegabile ha innescato una complessa macchina di ricerca che ha operato fin da subito su due fronti, quello ufficiale e quello della mobilitazione civile. A livello istituzionale, la scomparsa è stata formalizzata con una duplice denuncia: una presentata direttamente alle autorità di polizia polacche, competenti per territorio, e un’altra in Italia, ai carabinieri, dai familiari immediatamente allertati dalla compagna. Questo ha attivato un canale investigativo internazionale, unendo gli sforzi dei due Paesi.

Parallelamente, si è mossa una vasta e spontanea mobilitazione sui social network, un canale che si è rivelato cruciale per diffondere la notizia oltre i confini nazionali. Gli appelli per ritrovare Cavuto, corredati dalle sue fotografie e da una descrizione dei fatti, sono stati condivisi decine di volte. A farsi carico della diffusione sono state in particolare le pagine Facebook frequentate e gestite dalle comunità di italiani residenti in Polonia, nel tentativo di creare una rete capillare di solidarietà che potesse fornire segnalazioni utili. Un primo, parziale risultato di queste ricerche è stato il ritrovamento dell’automobile di Cavuto, un elemento che però, in assenza di altri indizi, non ha fornito nell’immediato spunti decisivi per la sua localizzazione.

Sabato scorso, il corpo è stato ritrovato a Milkowice, una località rurale non distante da Legnica. Le autorità polacche hanno subito avviato le procedure per accertare le cause del decesso, come confermato alla stampa locale dall’agente di polizia Jagoda Ekiert, in servizio alla questura di Legnica, che ha tracciato il perimetro dell’indagine: «Il corpo è stato trasferito al centro di medicina legale; siamo in attesa dei risultati dell'autopsia. Gli esperti non hanno riscontrato alcun coinvolgimento di terze parti nella morte dell’uomo».

La dichiarazione ufficiale, pur nella sua cautela, ha fornito una prima, fondamentale indicazione sulla natura del decesso, escludendo – almeno per ora – l’ipotesi di un’aggressione o di un atto violento. In attesa dei riscontri definitivi dell’esame medico-legale, la pista prevalente resta quella del malore. Mentre le procedure legali proseguono in Polonia, la notizia ha raggiunto l’Abruzzo, chiudendo il capitolo delle ricerche e aprendo quello del lutto. Per cinque giorni, la domanda che ha unito le comunità è stata una sola: dove si trovasse Antonio. Ora che la risposta più tragica è arrivata, l’indagine deve chiarire un ultimo punto: perché il suo viaggio sia finito lì.

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