Sei licenziamenti all’Arkema Un operaio: con quale logica?
GISSI. «Eravamo andati in fabbrica senza sapere che era il nostro ultimo giorno di lavoro. Avevamo iniziato il turno, quando è arrivata la convocazione in ufficio, dal direttore. Una convocazione...
GISSI. «Eravamo andati in fabbrica senza sapere che era il nostro ultimo giorno di lavoro. Avevamo iniziato il turno, quando è arrivata la convocazione in ufficio, dal direttore. Una convocazione che ha cancellato con un colpo di spugna quasi 20 anni di lavoro». Inizia così il racconto di S.B., uno dei cinque operai a cui Arkema Coatings Resins, multinazionale che produce resine, ha aperto la procedura di mobilità per il licenziamento. Un taglio dovuto, secondo la fabbrica, al calo di produzione che ha portato a dover ridurre il personale.
«Non solo ci hanno liquidato in pochi minuti», aggiunge S.B., 17 anni di lavoro nella multinazionale, «hanno anche detto che ci avrebbero pagato il taxi se non eravamo in grado di guidare per lo shock subito».
Facciamo un passo indietro. Da mesi nella fabbrica c’è fermento. Da quando a marzo l’azienda ha annunciato ai sindacati la volontà di riorganizzarsi aprendo una procedura di mobilità per il licenziamento di 17 dipendenti. Ci sono stati alcuni sit-in e scioperi. «Poi c’è stata la precisazione dell’azienda», riprende S.B., «che ha comunicato che sarebbe stato licenziato il 10 per cento dei lavoratori anche di altre fabbriche, a Boretto, Rho, quindi a Gissi sei operai visto che siamo 63. Ma nomi non circolavano anche perché eravamo in attesa di conoscere come era andato a finire l’incontro tra azienda e ministero delle Politiche sociali per i contratti di solidarietà. Invece, di colpo, sono stato chiamato in direzione e mandato a casa: “puoi vuotare gli armadietti”, mi hanno detto consegnando la lettera. Un collega è stato anche richiamato dalla malattia per essere licenziato. Un fulmine a ciel sereno per noi cinque (quattro iscritti al Cobas e un operaio senza tessere sindacali, ndc) che abbiamo anni di lavoro alle spalle, circa venti, e soprattutto famiglie da mantenere. Vogliamo capire con che logica sono stati fatti i licenziamenti: non si dovrebbero salvaguardare anzianità e carichi di famiglia? Poi due anni e mezzo fa sono stati assunti sei giovani. Perché sono stati presi se l’azienda sostiene che da tre anni ci sono problemi nella produzione? Perché non licenziare loro o chi non ha famiglia?».
Quattro dipendenti si sono rivolti già agli avvocati. «Il mio legale ha impugnato il licenziamento e chiesto il reintegro immediato al lavoro», conclude S.B.. (t.d.r.)
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