Terrorizza la sua ex amante: la insegue su corso Marrucino e la chiama 100 volte al giorno 

Muratore romeno accusato di stalking nei confronti di una dipendente pubblica Il marito della vittima: «Ho perdonato il tradimento, lui mi ha riso in faccia» 

CHIETI. «Io, fin dall’inizio, avevo messo in chiaro che la nostra storia era passeggera e destinata a finire, perché ho una famiglia e non ho intenzione di separarmi da mio marito. Lui questo lo aveva accettato. Ma, successivamente, ha cominciato a pretendere di più. Adesso sono costretta a vivere nel terrore: mi ha tolto il sonno e vuole rovinarmi la vita». Così una donna teatina di 43 anni, dipendente di un ufficio pubblico, si è sfogata davanti ai carabinieri accusando il suo ex amante. Ieri, a distanza di poco più di quattro mesi dalla denuncia, quell’uomo – Florea D., un muratore romeno di 38 anni – è finito sotto processo davanti al giudice Enrico Colagreco e al pm d’aula Natascia Troiano: deve rispondere di atti persecutori, furto aggravato e violenza privata.
LA DENUNCIA
L’inchiesta è nata dopo che la vittima si è rivolta alla procura. «Ho conosciuto Florea nel 2020», ha raccontato. «Tutto è iniziato sull’applicazione Messenger, poi ci sono stati incontri di persona. Il nostro rapporto era tranquillo e andava tutto bene. Lui, pur di vederci, si adattava anche ai miei orari. Quando ha cominciato a chiedere uscite serali e attenzioni che io non potevo dargli, l’ho invitato a farsi una famiglia e a trovare una ragazza. A queste mie rimostranze, ha risposto che stava bene con me. Ma il suo atteggiamento è diventato sempre più ossessivo. Io non volevo che la mia famiglia sapesse della mia relazione extraconiugale ed ero costretta ad assecondarlo. Tra agosto e settembre 2022 ho deciso di troncare completamente la relazione. E Florea ha iniziato a insultarmi».
LE PERSECUZIONI
È stato un crescendo di offese e intimidazioni, stando al racconto della vittima. L’imputato, riassume il sostituto procuratore Lucia Anna Campo, l’ha terrorizzata con frasi del tipo: «Per me finirà male, ma per te finirà molto peggio». Il muratore si è presentato più volte sul luogo di lavoro della donna, sia durante la pausa pranzo che di sera, cercando di fermarla o inseguendola con l’auto. In un’occasione l’ha bloccata mentre stava uscendo di casa, «ponendo la propria auto davanti al cancello principale e chiedendole, con tono di voce alterato, dove stesse andando, tanto che la donna si è vista costretta ad assecondarlo e a seguirlo con la sua macchina al terminal degli autobus». Qui lui le ha strappato le chiavi dell’utilitaria e le ha sottratto il telefono, portandolo via con sé. Lo scorso novembre ha contattato l’ormai ex amante sul luogo di lavoro, invitandola a scendere in strada e minacciandola che, se non lo avesse fatto, avrebbe sfondato il portone. In un’altra circostanza è rimasto due ore sotto il suo ufficio.
IL RAID SUL CORSO
Durante il periodo natalizio, invece, dopo averla incontrata in centro a Chieti, l’ha afferrata per il bavero gridandole: «Vi faccio andare via da Chieti». Poi l’ha inseguita lungo tutto il corso di Chieti, finché non è entrata in un negozio. Lì ha chiamato il marito ed è uscita solo al suo arrivo. Le persecuzioni sono proseguite anche nel 2023. A fine aprile, come avvenuto in altre occasioni, il trentottenne si è appostato sotto la sede di lavoro della vittima che, salita velocemente in auto, ha tentato di allontanarsi. Ma lui si è piazzato «in mezzo alla portiera, così da impedirle di andare via», e le ha rubato il telefono che lei aveva preso per telefonare al 112. Qualche giorno dopo, l’imputato è passato più volte sotto la finestra della stanza in cui la vittima stava lavorando e l’ha seguita persino in lavanderia. «Con ciò», è la conclusione del pm Campo, «l’imputato ha ingenerato nella donna un grave stato di ansia e di paura, costringendola anche a mutare le proprie abitudini di vita, vedendosi costretta a farsi accompagnare al lavoro e farsi riprendere dal marito, laddove possibile, ed evitando di uscire e frequentare le proprie amiche».
IL RACCONTO DEL MARITO
«Ho perdonato mia moglie», ha precisato il marito. «Quando lei esce da lavoro, si trova sempre davanti Florea: un giorno ho addirittura contato che, da parte sua, erano stati effettuati a mia moglie cento tentativi di chiamate sul cellulare. Quando ho detto a quest’uomo di lasciare in pace mia moglie e di dimenticarla, altrimenti sarei andato a denunciarlo, in tutta risposta lui mi rise in faccia in segno di sfida». La donna, assistita dall’avvocato Cristiano Maria Sicari, si è costituita parte civile. L’imputato è difeso dall’avvocato Marco Femminella. Si torna in aula il 1° febbraio 2024.
©RIPRODUZIONE RISERVATA