«Ti ammazzo e poi mi suicido»: marito violento finisce in carcere

7 Novembre 2025

La vittima cerca rifugio a casa del suocero, ma il 26enne fa irruzione e aggredisce anche il padre. Ora è accusato di maltrattamenti in famiglia e violazione di domicilio: «Botte davanti ai figli piccoli»

CHIETI. La porta dell’appartamento doveva essere l’ultimo scudo. Un rifugio cercato poche ore prima, nel tentativo disperato di trovare salvezza. Dentro, una giovane madre e i suoi due figli piccolissimi: un bambino di quasi tre anni e il fratellino di appena sette mesi. Erano scappati dalla loro casa, fuggiti dall’uomo che doveva proteggerli, il marito e padre di quei bambini. Si erano nascosti nell’abitazione del suocero, il nonno dei piccoli, sperando di aver trovato finalmente un luogo sicuro. Ma quel rifugio è crollato nel modo più violento.

È la mattina di martedì scorso, a Chieti. L’uomo, un ventiseienne del posto, riesce a rintracciarli. Si presenta alla porta della casa paterna e, secondo quanto è stato finora ricostruito, pretende di entrare. Il padre tenta di bloccarlo. Si frappone sull’ingresso, cerca di impedire l’accesso in casa per proteggere la nuora e i nipoti. La reazione del figlio, però, è furiosa. Lo spintona, lo strattona con forza, vince la sua debole resistenza fino a farlo cadere rovinosamente a terra. Il genitore rimarrà ferito nell’aggressione, riportando contusioni multiple giudicate guaribili in dieci giorni. Il ventiseienne a quel punto è dentro. Supera il padre e raggiunge la camera dove la moglie si era barricata con i figli. La drammatica sequenza descrive lo stato di profonda alterazione dell’uomo in quel momento, una condizione capace di spaventare a morte la donna e di farle temere seriamente per la sua incolumità e per quella dei due bambini terrorizzati che erano con lei. Quell’irruzione, tuttavia, non è un gesto estemporaneo. È soltanto l’episodio finale, quello che porta all’intervento dei carabinieri e all’arresto, di una lunga storia di presunte violenze quotidiane.

Il ventiseienne, infatti, è accusato di maltrattamenti in famiglia aggravati. Gli inquirenti delineano un quadro di abusi costanti, alimentati da una dipendenza da alcol e da sostanze stupefacenti pesanti. Si fa riferimento esplicito a cocaina e crack. L’uomo, stando alle contestazioni, versava abitualmente in stato di alterazione. E in quella condizione, la violenza si sarebbe scatenata regolarmente sulla coniuge. L’accusa parla di percosse inflitte con cadenza giornaliera. Un regime di spintoni e schiaffi al volto, un clima di terrore vissuto costantemente tra le mura domestiche. L’aggravante più pesante, che emerge dalla ricostruzione, è che tutto questo sarebbe avvenuto ripetutamente alla presenza dei figli minorenni. La decisione della donna di fuggire e cercare riparo nella casa del suocero era stata innescata da un episodio specifico, avvenuto solo il giorno prima, lunedì scorso.

La tensione era salita a un livello ormai intollerabile. Durante l’ennesima lite, il ventiseienne ha afferrato una chiave. L’ha puntata dritta al collo della moglie, accompagnando quel gesto con parole definitive, che non lasciavano spazio a interpretazioni: «Ti ammazzo e poi mi suicido».

Di fronte a quella minaccia esplicita, la donna ha capito di non avere scelta. Ha preso con sé i bambini ed è scappata, cercando protezione nell’unico posto che riteneva sicuro, la casa del padre di suo marito. Una sicurezza durata meno di ventiquattro ore, prima che l’irruzione di martedì facesse precipitare di nuovo la situazione nell’incubo.

I carabinieri della sezione radiomobile della compagnia di Chieti arrivano sul posto e bloccano l’uomo. L’arresto scatta lo stesso martedì. Il ventiseienne, su disposizione del pubblico ministero Giuseppe Falasca, viene rinchiuso nel carcere di Madonna del Freddo. Le accuse formalizzate nei suoi confronti sono pesanti e distinte. La prima, si diceva, riguarda i maltrattamenti in famiglia, coprendo l’intera condotta reiterata di abusi fisici e psicologici sulla moglie, resi ancora più gravi dalla presenza costante dei figli piccoli durante le violenze. La seconda accusa è quella di violazione di domicilio, legata specificamente all’intrusione nell’appartamento paterno. Anche in questo caso, scatta un’aggravante: quella della violenza usata contro il genitore per farsi strada, procurandogli di fatto lesioni personali.

L’uomo, assistito dall’avvocato Stefano Azzariti, comparirà stamattina davanti al giudice Maurizio Sacco. L’indagato, però, non lascerà il carcere. È stato disposto che l’interrogatorio si svolga a distanza, tramite un collegamento telematico, una procedura formale per assicurare il contraddittorio. Un giudice deciderà il suo destino attraverso lo schermo di un computer, lontano da quella stanza e da quella porta. L’ultimo scudo, crollato martedì mattina.

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