CHIETI

Uomini autori di violenza, c'è un Centro che li aiuta

La struttura attiva 12 ore alla settimana. L'equipe è formata da psicologi, psicoterapeuta e un educatore

CHIETI. Nasce dall'esigenza di far comprendere agli uomini che si può agire in modo diverso, senza usare violenza né rabbia e cercando di capire da dove nasce. A Chieti apre 'Metamorfosi', il Centro uomini autori di violenza  ed ha già quattro utenti. Il Cuav è attivo 12 ore alla settimana con una equipe formata da psicologi, psicoterapeuta e un educatore.

La struttura è stata creata con i fondi del bando predisposto dalla Regione Abruzzo in sinergia con il Ministero per le pari opportunità e nasce da un progetto voluto dal Comune ed elaborato dal consultorio della cooperativa Alpha.

Al Cuav si arriva in seguito a una sentenza passata in giudicato, ad un ammonimento del questore, inviati dai servizi sociali per minori che hanno subito violenza domestica o volontariamente da parte chi si riconosce autore di violenza e decide di avviare un percorso.

L'iniziativa è stata presentata oggi dal sindaco Diego Ferrara insieme all'assessore alle Pari opportunità e Politiche sociali Chiara Zappalorto, alla responsabile della Cooperativa Alpha Marialaura Di Loreto e al coordinatore del progetto Giuseppe Rasetti.

Di Loreto ha spiegato che il Centro lavora sulla difficoltà degli uomini ad accettare la frustrazione, a gestire la rabbia e a non usare la violenza nelle relazioni intime e lo fa con un percorso di 18 mesi. Il progetto nasce dalla volontà della cooperativa che, lavorando da otto anni sulle donne, ha avvertito l'esigenza di farlo anche sugli uomini.

Il 30 aprile è previsto un incontro specifico con addetti ai lavori della rete antiviolenza per spiegare a tutti i soggetti il percorso e come funziona, con l'intenzione di coinvolgere anche l'Università e l'Ordine dei medici, per arrivare a tutti gli interlocutori possibili.

Il sindaco Ferrara ha evidenziato che "La violenza sulle donne è un problema di cui si finisce con l'avere cognizione quando diventa fatto di cronaca ed è un prisma con tante facce, perché la violenza fisica, fino ad arrivare al femminicidio è anticipata da tanti altri tipi di violenza, da quella psicologica a quella economica che ha come comune denominatore l'ossessione del maschio per il controllo. Una delle cose che mi toccano maggiormente è la passività delle donne, che sembra incomprensibile se non si conosce il fenomeno della violenza nelle relazioni intime, che relega la donna alla condizione di ostaggio. Spesso, poi, chi denuncia non viene creduta e diventa prigioniera di una gabbia da cui non è facile uscire. Per questa ragione come istituzioni stiamo facendo di tutto per affrontare il problema e proporre soluzioni".