Lettera di un chirurgo al capo dello Stato dopo un anno senza stipendio. Mercoledì vertice dal prefetto

Villa Pini, un appello a Napolitano

Attesa per la decisione del tribunale sulla nuova istanza di fallimento

CHIETI. L’appello al capo dello Stato per i 1600 lavoratori di Villa Pini senza stipendio da un anno e un vertice convocato dal prefetto di Chieti con l’assessore alla sanità, Lanfranco Venturoni, mentre cresce l’attesa per la decisione del tribunale sulla nuova istanza di fallimento proposta dal procuratore Pietro Mennini, questa volta estesa a tutte le società di Angelini.

Sono le prossime tappe di una vertenza che fa i conti con una risorsa limitatissima, il tempo, non più disponibile per centinaia di famiglie abruzzesi trascinate nel gorgo della crisi. Lavoratori e malati non hanno più tempo per aspettare e assistere inermi all’aggrovigliarsi del conflitto giuridico-amministrativo attorno alle sorti di Villa Pini, mentre la Regione non dà ancora risposte chiare e definitive sul versante degli accreditamenti.
«I dipendenti sono incolpevoli per la situazione che si è determinata», scrive nel suo appello al presidente Napolitano un chirurgo di Villa Pini, Carlo De Felice. «Non si può eliminare il debito semplicemente cancellando 1600 lavoratori e le loro famiglie, che già molto hanno sofferto in questo ultimo anno».

Nel summit dal prefetto di Chieti Vincenzo Greco, lavoratori e sindacati chiederanno mercoledì prossimo interventi risolutivi, non più derogabili. Poi si riuniranno in assemblea nella sala del consiglio provinciale. «Per i centri SanStefar» rileva Angela Scottu, della segreteria sanità Cgil Abruzzo, «l’assessore Venturoni ha parlato di un budget annuale di dieci milioni di euro che riteniamo insufficiente, ma che in ogni caso va subito erogato per evitare che la situazione vada definitivamente fuori controllo. I lavoratori hanno bisogno di essere pagati subito, non possono più aspettare». Un altro allarme è per i malati trasferiti dai centri psichiatrici di Angelini nelle Rsa della regione. «Chi pagherà le compartecipazioni chieste per l’assistenza a malati che per la gran parte sono pazienti senza famiglia? Con i Comuni che a loro volta non hanno possibilità di intervenire per le gravi difficoltà finanziarie sul versante delle politiche sociali?».

Preoccupazione sullo stato delle cose viene espressa dal coordinatore per la sanità della Cisl-funzione pubblica, Davide Farina. «Chi finora ha pagato il prezzo di questa crisi sono stati solo i lavoratori. Per questo noi diciamo che il sistema della sanità privata, per essere in equilibrio, deve rispettare 4 fondamentali e semplici regole: fabbisogno individuato, appropriatezza delle prestazioni, salvaguardia dei livelli occupazionali, garanzia dei rinnovi e applicazioni contrattuali adeguati al settore della sanità privata».

Non manca la polemica politica all’indomani di un intervento dell’assessore regionale all’agricoltura, Mauro Febbo. «A poche ore dal voto a Chieti, mentre si celebra il funerale della clinica Villa Pini», scrive il capogruppo regionale dell’Idv, Carlo Costantini, «con gli avvoltoi che ruotano in cielo in attesa di potersi sbranare la propria parte, Febbo si è svegliato dal letargo degli ultimi mesi ed ha sentenziato che la giunta regionale ha lavorato in questi mesi con grande impegno. Dunque, per la giunta regionale ridurre alla fame e lasciare per tredici mesi senza stipendio i lavoratori che erogano un servizio per la Regione, vuol dire aver lavorato bene. I lavoratori», chiude Costantini, «stiano attenti, perché per lavorare meglio, la prossima volta, la Regione potrebbe lasciarli 26 mesi senza retribuzione». (f.c.)

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