Villino demolito, associazioni in rivolta

Un condominio al posto dell'antica costruzione. Critiche anche per le sbarre alla scuola

CHIETI. L'abbattimento di una villetta signorile nel centro di Chieti provoca le appassionate proteste di Italia Nostra, Fai, Anta e Archeoclub di Chieti. In una lettera aperta le associazioni culturali teatine attaccano la demolizione dell'antica costruzione alla fine di via Martiri Lancianesi, costruita sul finire dell'800 dall'avvocato Carmine Di Luzio, e abitata fino a pochi anni fa dal figlio Gaetano. Il villino si trova nei pressi dell'ex ospedale pediatrico, alle spalle della chiesa parrocchiale di San Francesco di Paola, ed è costituito da quella che era la residenza nobiliare, da quella delle maestranze agricole, da un piccolo parco che ospitava storiche essenze arboree, come ippocastani, pini mediterranei e palme, con un pozzo di acqua sorgiva.

«La velocità di esecuzione della demolizione, avvenuta in appena un'ora - si legge nella lettera aperta - senza nemmeno recuperare il pregevole materiale di risulta, come coppi canali, infissi, mattoni sagomati fa presupporre la deliberata intenzione di sottrarsi a qualsiasi controllo. Da una superficiale visione del cantiere non recintato dove si stanno svolgendo le opere di demolizione, registriamo che le stesse non sono eseguite seguendo le norme di sicurezza, pertanto invitiamo gli organismi preposti a verificare le modalità di esecuzione. Il disprezzo verso l'opinione pubblica è dimostrato dall'impossibilità di conoscere in cosa consista l'opera. Non c'è alcuna informazione affissa sulla ditta, sul progetto e sui responsabili della progettazione. Dai «si dice» si è però appreso che sul sito è prevista la costruzione di un condominio con garages. Questo - proseguono le associazioni - comporterebbe una violenta trasformazione edilizia con trauma alla città. L'indignazione scaturisce dalla considerazione che amministrazione comunale, classe imprenditoriale e professionale non abbiano in alcuna considerazione la storia della città. Invitiamo tutti i cittadini a esprimere un parere su questa ferita inferta».

Ma non è solo la villetta abbattuta a sollevare l'indignazione delle associazioni culturali, che a corollario sottolineamo l'inadeguata soluzione adottata presso la scuola elementare Cesari all'interno della Villa Comunale, il cui progetto di adeguamento sismico ha visto «sfigurare le facciate attraverso la posa in opera sulle finestre di orribili profilati in alluminio». Oltre a deturpare i prospetti, si rischia di arrecare danni psicologici agli alunni con finestre perimetrate da croci di ferro di ricordo carcerario. «Entrambe le situazioni gridano vendetta. Dove sono gli ordini professionali? E le commissioni per la salvaguardia del territorio?».

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