Comunicato Stampa: “Autobiografia telepatica”: viaggio tra visibile e invisibile nella memoria di un’anima in cammino

30 Ottobre 2025

C’è un filo invisibile che attraversa tutto il racconto di Youssef Ezzaoui , un filo che unisce la materia e lo spirito, la realtà quotidiana e l’enigma dell’invisibile. “Autobiografia telepatica” , pubblicato dal Gruppo Albatros il Filo , è molto più di un semplice memoir: è un itinerario umano e interiore che si muove tra due mondi, quello tangibile della vita vissuta e quello sottile dell’esperienza trascendente. Fin dalle prime pagine, Ezzaoui costruisce una narrazione che parte dall’infanzia in Marocco, segnata da eventi straordinari, e continua poi in Italia dove l’autore trascorre l’adolescenza e la maturità, con una forza di racconto che sa coniugare sincerità e mistero. Il tono confidenziale, la lingua diretta e limpida, l’attenzione ai dettagli del vissuto rendono l’opera accessibile e immediata, ma dietro quella semplicità si cela una ricerca profonda di significato , un interrogarsi costante su ciò che sta al di là della percezione ordinaria.
L’autore racconta la propria nascita a Essaouira e i primi anni in una famiglia affettuosa ma presto messa alla prova da eventi drammatici.. Già in queste prime pagine si intuisce il tema portante del libro: la presenza del destino come forza non spiegabile , una trama che accompagna ogni episodio della vita e che il narratore impara a leggere solo a distanza di anni. Il trasferimento in Sardegna segna il primo passaggio simbolico della storia — un attraversamento fisico e culturale che diventa anche spirituale. Nella piccola comunità di Ardauli, il bambino Youssef scopre la diversità e anche l’ombra che si annida nella diffidenza e nel pregiudizio. È qui che prende forma il primo episodio soprannaturale che dà il tono all’intera opera: l’apparizione della “figura azzurra” , presenza luminosa e protettiva che segnerà per sempre la sua visione del mondo.
Il racconto dell’incontro con la figura in azzurro è uno dei momenti più intensi del libro. Ezzaoui riesce a descrivere l’esperienza con una lucidità disarmante, senza mai forzare la dimensione mistica: la figura non è mai spiegata né etichettata, resta un enigma che vibra tra fede e percezione extrasensoriale. Il bambino non teme, anzi si affida, e questa fiducia pura diventa la chiave per leggere tutto il resto della sua esistenza. Da quel momento, il mondo visibile e quello invisibile smettono di essere separati: l’autore li racconta come due piani che si toccano continuamente , dando vita a un dialogo telepatico con la realtà stessa. Non a caso, la telepatia evocata nel titolo non si limita al contatto mentale tra due individui, ma si estende all’intero rapporto dell’uomo con il mondo, come forma di comunicazione intuitiva, istintiva, empatica. Una connessione costante con la vita stessa , con le persone, con gli eventi che si susseguono come messaggi da decifrare. L’autore sembra suggerire che tutto, anche l’errore, possiede un senso se letto con lo sguardo dell’anima. Questa lettura spirituale del quotidiano attraversa l’intero libro, fino ai capitoli conclusivi, dove l’esperienza diventa riflessione sulla memoria, sull’identità e sulla possibilità di conciliare le molte vite che abitano in una sola persona. Marocco e Italia, infanzia e maturità, fede islamica e apertura al mistero cristiano: tutto convive senza contraddizioni, perché il percorso di Ezzaoui si fonda sull’idea che la verità spirituale non appartiene a una sola tradizione , ma si rivela nei segni della vita di ciascuno.
Il contesto sociale e umano, tuttavia, non è mai secondario. L’apparizione, interpretata dal paese come un segno mariano, trasforma il giovane Youssef in un “santino” agli occhi degli adulti e in un bersaglio per i coetanei. La scrittura si fa qui dolorosa ma composta, senza autocommiserazione: il tema dell’emarginazione diventa centrale , legato non solo alla diversità culturale ma anche a quella spirituale. La Sardegna degli anni Novanta è descritta con precisione e affetto, ma anche come un luogo chiuso, dove la paura dell’ignoto genera ostilità. Gli episodi di bullismo, le umiliazioni, le ferite invisibili segnano l’adolescenza del protagonista, che pure non perde mai la sua curiosità, né la sua capacità di perdonare. La violenza subita, anche negli episodi più bui, non distrugge la sua fiducia nella vita; anzi, sembra spingerlo verso un livello di consapevolezza più alto. L’esperienza del dolore diventa il canale attraverso cui si manifesta una forma di conoscenza , un linguaggio silenzioso che risuona nella parte più autentica dell’essere.
Con l’ingresso nell’età adulta, “Autobiografia telepatica” si apre come un romanzo di formazione. L’autore abbandona il tono dell’infanzia e adotta una voce più riflessiva, senza mai perdere la trasparenza originaria. La scuola alberghiera di Sassari, le prime esperienze di lavoro stagionale, i viaggi in Italia e in Europa diventano capitoli di una crescita umana faticosa ma entusiasmante. Si avverte una costante tensione verso la libertà, verso il movimento, come se la migrazione — prima scelta dai genitori, poi vissuta come condizione esistenziale — fosse una legge naturale. Il viaggio diventa qui una metafora della ricerca interiore , il bisogno di trovare un luogo in cui corpo e anima possano finalmente coincidere. Venezia, Rimini, Milano Marittima, le Alpi lombarde, Ibiza: ogni luogo diventa una tappa di trasformazione, un incontro con sé stesso attraverso il lavoro e le relazioni.
Dal punto di vista stilistico, l’opera colpisce per la sua autenticità narrativa . La voce di Ezzaoui non cerca artifici: racconta con naturalezza, alternando la memoria viva al commento riflessivo, e mantiene sempre un tono di intimità che coinvolge il lettore. L’andamento cronologico non è mai rigido, ma segue un flusso di coscienza ordinato dalla necessità del ricordo. Anche nei momenti più dolorosi — i traumi infantili, il bullismo, le esperienze di sfruttamento — la lingua resta limpida, quasi pacificata, come se la scrittura stessa fosse un atto di guarigione. Raccontare diventa per l’autore un modo di comprendere , di dare forma e senso a ciò che non poteva essere spiegato nel momento in cui accadeva.
La seconda parte del libro si muove verso una maturazione emotiva e spirituale. Le esperienze lavorative diventano sempre più articolate e, insieme, cresce la consapevolezza dell’autore rispetto al proprio percorso. Nei passaggi dedicati alle nuove amicizie, emerge con forza il tema della gratitudine : la capacità di riconoscere la bontà del destino anche nelle sue pieghe più dure. È in questa fase che il racconto assume quasi un tono meditativo, come se l’autore dialogasse non più solo con il lettore, ma con la propria coscienza. La memoria si fa strumento di rivelazione , e ogni luogo visitato torna come simbolo di un passaggio interiore: la Sardegna dell’infanzia, il Nord come luogo di rinascita, l’isola spagnola come prova di autonomia e apertura.
Verso la conclusione, “Autobiografia telepatica” acquista una dimensione corale. I personaggi incontrati lungo il cammino — amici, colleghi, compagni di viaggio — si trasformano in specchi del protagonista, in riflessi delle sue molte possibilità. Ciascuno incarna un frammento di quella umanità universale che l’autore osserva con empatia, cercando in ogni incontro una traccia di sé. Il racconto, così, diventa un mosaico di esistenze che si toccano, si allontanano e si ritrovano, come in una grande rete invisibile.
“Autobiografia telepatica” è il ritratto di un uomo che ha attraversato il mondo e sé stesso, e che ha saputo trasformare la propria storia in testimonianza di resistenza spirituale e di apertura. È un libro che interroga la realtà e insieme la consola, perché mostra come dietro ogni esperienza, anche la più difficile, possa nascondersi una forma di comunicazione silenziosa tra l’umano e il divino. Con uno stile sobrio e una sensibilità rara, Youssef Ezzaoui ci consegna una testimonianza autentica e luminosa, in cui la vita stessa diventa un messaggio telepatico , un ponte invisibile tra l’esperienza personale e il mistero universale dell’esistenza. Un racconto che commuove senza sentimentalismi, che parla di fede senza dogma, che restituisce dignità e profondità a una vita fatta di lavoro, migrazione, fragilità e speranza.

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