Comunicato Stampa: Liste di attesa : l’attività degli Sportelli per il diritto alle cure in Veneto

27 Maggio 2025


(Arv) Venezia 27 mag. 2025- Oggi, a palazzo Ferro Fini, la consigliera regionaleAnna Maria Bigon(Pd), vicepresidente della commissione consiliare Sanità e Sociale, è intervenuta sul problema delleliste di attesa, riaffermando la necessità di potenziare la sanità pubblica e di garantire a tutti i cittadini, indipendentemente dal loro reddito, il diritto alle cure, dalla prima visita ai successivi controlli.
La conferenza stampa è stata promossa da CoVeSap, il Coordinamento dei Comitati veneti per la difesa della sanità pubblica, i quali hanno aperto in Veneto 51 Sportelli per assicurare il diritto alle cure, coinvolgendo 208 volontari. L’iniziativa ha il duplice obiettivo di informare i cittadini sui propri diritti, aiutandoli ad ottenere prestazioni sanitarie in tempi corretti, e di approfondire la conoscenza del problema delle liste di attesa, stimolando aziende Ulss e Regione a trovare soluzioni. CoVeSap ha elaborato una metodologia di lavoro, che ogni comitato ha poi adattato alla propria peculiare realtà: occuparsi di prestazioni diagnostiche ambulatoriali; presentare istanze alle Aziende Ulss usando la stessa modulistica; supportare i cittadini fino all’ottenimento della prestazione richiesta.
Anna Maria Bigonha aperto la conferenza stampa ringraziando “i volontari che prestano servizio presso gli Sportelli, supportando i cittadini nell’ottenimento dei loro diritti e mettendo in evidenza, di fronte a Ulss e Regione, le criticità e le mancanze della sanità pubblica, che va assolutamente potenziata per assicurare alle persone la tempestiva presa in carico dei loro bisogni di salute, indipendentemente dal reddito. È fondamentale garantire il primo accesso, ma anche il controllo successivo per seguire l’evolversi di una determinata patologia, anche in un’ottica di prevenzione”.
La vicepresidente della Quinta commissione consiliare ha inoltre messo in evidenza i “dati allarmanti che attestano come, dal 2019 al 2024, ottomila professionisti sanitari, tra medici ed infermieri, hanno presentato dimissioni volontarie dal pubblico. La Regione deve intervenire con investimenti adeguati: servono più risorse per rendere la professione sanitaria, svolta nel pubblico, maggiormente attrattiva. Ma è anche fondamentale mettere i professionisti sanitari nella condizione di poter svolgere al meglio il proprio lavoro”.
“È inaccettabile che la gente sia costretta a rivolgersi al privato, affrontando spese elevatissime, o addirittura rinunci a curarsi – ha concluso Anna Maria Bigon – È allarmante che il 60% degli accessi ai Pronto Soccorso siano classificati come ‘Codici bianchi’, con il conseguente obbligo di pagare il ticket. È evidente che mancano i medici di famiglia, che rappresentano il primo filtro nei territori. Il recente stanziamento di 40 milioni da parte della Giunta regionale rappresenta sicuramente un dato positivo, ma non è sufficiente. Servono, ripeto, investimenti maggiori nel pubblico”.
Elena Ostanel(Il Veneto che Vogliamo) ha ringraziato “i volontari che svolgono un’attività e garantiscono un servizio che, in realtà, non dovrebbero esistere, in quanto dovrebbero essere posti in essere dal Servizio Sanitario pubblico. Va messo al centro il monitoraggio dei tempi di attesa delle prestazioni, un tema che abbiamo cercato di affrontare in Quinta commissione. Purtroppo, nel nuovo Piano regionale di governo delle liste di attesa, è stato tolto il riferimento al tempo massimo del cosiddetto ‘galleggiamento’, andando, secondo noi, verso una deriva pericolosa”.
Chiara Luisetto(Pd), vicepresidente della Prima commissione, ha denunciato “il progressivo smantellamento, negli ultimi anni, del sistema dei servizi sanitari territoriali. Bisogna dare ai cittadini risposte tempestive ed adeguate ai loro bisogni assistenziali, in un sistema non verticistico ma orizzontale”.
PerFrancesca Zottis, vicepresidente del Consiglio regionale, “non può diventare consuetudine finanziare il privato per ridurre le liste di attesa. Il servizio sanitario pubblico necessita di maggiori risorse per tornare ad essere attrattivo. Certo, il lavoro dei volontari è preziosissimo, ma non può sopperire alle lacune dei servizi sanitari territoriali”.
La Capogruppo M5S,Erika Baldin, nel ringraziare “il prezioso lavoro svolto dai volontari”, ha messo in evidenza che “gli Sportelli per il diritto alle cure stanno smentendo le dichiarazioni ottimistiche del presidente Zaia e dell’assessore regionale alla Sanità Lanzarin sul recupero delle liste di attesa: in realtà, le persone continuano a rivolgersi al privato e questo va raccontato con chiarezza ai cittadini veneti. Nel febbraio 2023, avevamo presentato una proposta di legge, solo illustrata in Quinta commissione, che faceva riferimento ad una legge statale per il riconoscimento del diritto dei cittadini all’ottenimento di una prestazione sanitaria, in intramoenia, nel caso del mancato rispetto dei tempi prescritti. I CUP dovrebbero informare le persone sull’esistenza di questo diritto già al momento della prenotazione”.
Renzo Masolo, Capogruppo di Europa Verde, ha sottolineato come “è sicuramente lodevole l’attività degli Sportelli, perché contribuisce ad aumentare la sensibilità e il senso civico verso diritti che la sanità pubblica non riesce più a garantire, soprattutto nel settore della salute mentale, della neuropsichiatria, ormai l’ultima ruota del carro”.
Arturo Lorenzoni(Gruppo Misto/Veneto Vale), ha dato risalto al “grande lavoro svolto dai volontari degli Sportelli, la cui preziosa attività smentisce la narrazione fatta dalla maggioranza, restituendo un po’ di verità. Bisogna ridurre le liste di attesa ma anche tutelare i lavoratori della sanità, che devono essere messi nella condizione di poter svolgere il proprio lavoro nelle giuste condizioni”.
Andrea Zanoni(Europa Verde) ha affermato che “è l’inizio del fallimento di un sistema quando i volontari devono sopperire alle lacune: questo, a maggior ragione, se si parla di sanità. E, a fronte del numero sempre più crescente di anziani bisognosi di cure, si tagliano risorse in sanità per aumentare gli investimenti in armi: è inaccettabile”.
Salvatore Liard, rappresentante CoVeSap, ha ricordato come “da tempo, stiamo denunciando il problema della lunghezza delle liste di attesa: più si allungano e più le persone rinunciano alle cure, anche per mancanza di disponibilità economiche. Le norme finora messe in campo per ridurre i tempi di erogazione delle prestazioni non hanno prodotto risultati apprezzabili. In Veneto manca un Piano sociosanitario in grado di programmare l’erogazione dei servizi e si sta assistendo al grande esodo del personale sanitario dal pubblico, mentre stanno crescendo gli introiti del privato. Grazie agli Sportelli, informiamo i cittadini sul loro diritto ad ottenere le prestazioni nei tempi prescritti e gli supportiamo fino a quando non hanno ottenuto il servizio richiesto. Inoltre, stimoliamo Ulss e Regione a trovare soluzioni adeguate”.
Orianna Zaltron, rappresentante CoVeSap, nel suo intervento, ha spiegato in modo dettagliato l’attività degli Sportelli per il diritto alle cure. “Il nostro target sono le prestazioni diagnostiche ambulatoriali. Aiutiamo i cittadini che hanno difficoltà ad ottenere le prestazioni sanitarie richieste nei tempi prescritti dalla normativa nazionale e regionale. Ci battiamo affinché siano rispettati i giusti tempi di attesa, che sono fondamentali per la salute delle persone e rientrano nei Livelli Essenziali di Assistenza. Supportiamo i cittadini nell’esercizio dei loro diritti, presentando apposita istanza, in autotutela, al Direttore Generale dell’Aulss, ai sensi del D.lgs 502/1992. Ci sono due gruppi di prestazioni per le quali è previsto il ricorso: il primo accesso/prima visita, per arrivare ad una diagnosi; l’accesso successivo/controllo, quando una diagnosi c’è già e va monitorato l’andamento di una determinata patologia. Nel periodo compreso tra maggio 2024 e aprile 2025, i ricorsi documentati sono stati 2146, ma circa un altro migliaio è stato preso in carico dagli Sportelli. Tra le principali criticità riscontrate: la permanenza dei tempi di attesa, in particolare sulle prime visite con priorità D e P e, ancora di più, sui controlli; le difficoltà nella prenotazione; i percorsi incerti per le prestazioni di accesso successivo/controllo; la mancanza di dati complessivi e veritieri sulle prestazioni in lista di attesa, rispetto a cui serve maggiore trasparenza. Il problema delle liste di attesa non è solo organizzativo, ma soprattutto deriva dall’insufficienza del personale del Servizio Sanitario nazionale: sono anni che non viene fatta una politica per incrementarlo e per convincerlo a restare nel SSN. Su questo, deve intervenire la Regione”.

La responsabilità editoriale e i contenuti di cui al presente comunicato stampa sono a cura di CONSIGLIO REGIONALE VENETO