David Larible: «L’arte è seconda solo al cibo, nutre il nostro spirito» 

Il pluripremiato artista circense stasera al d’Annunzio Una ripartenza che è «un piccolo atto d’amore per la città»

PESCARA. La magia del grande circo riparte da Pescara e dal suo Gran Galà. Altalene acrobatiche, evoluzioni aeree, illusionisti unici al mondo, scatenati pattinatori e, soprattutto, come ospite speciale, il “clown dei clown” David Larible acclamato da Madison Square Garden al Ringling-Barnum, passando per le arene della Russia e del Sudamerica. Una serata speciale, al teatro d’Annunzio, che segna il ritorno sulle scene dei migliori artisti circensi, in arrivo dai cinque continenti per tornare a far sognare grandi e piccini dopo il lungo stop causato dall’emergenza sanitaria.
Il tredicesimo appuntamento con il Gran Galà du Cirque (spettacolo costruito da Raffaele De Ritis e Alessandro Serena, in replica sabato, domenica e lunedì) inaugura la XV edizione di Funambolika.
Quella di David Larible è una prima europea, oltre che un gradito ritorno a Pescara. Un “piccolo atto d’amore”, come lo ha definito l’artista tradendo un velo di commozione per essersi finalmente lasciato alle spalle i mesi difficili delle restrizioni.
Possiamo dire a voce alta che il grande circo riparte da Pescara?
Ripartiamo da Pescara e speriamo di non fermarci più. Sono contento che gli spettacoli circensi riprendano proprio da Funambolika. Ci sono stato con un mio spettacolo qualche anno fa: ho trovato un pubblico bello caldo, qui c'è tutto quello di cui abbiamo bisogno noi artisti dopo i mesi di chiusura.
Come ha vissuto il lockdown da un punto di vista creativo?
Malissimo. Specialmente i primi due mesi sono stati terribili. Ero a casa, negli Stati Uniti, mi sentivo svuotato. In quei momenti è difficile riuscire a creare qualcosa. Poi, un po' per lo spirito di sopravvivenza che contraddistingue noi circensi, mi sono rimboccato le maniche, mi sono detto che è inutile piangersi addosso e ho ripreso a scrivere, creare numeri e progetti. Quindi la seconda parte del lockdown è stata più produttiva, ho partecipato a dirette web e videoconferenze. È stata dura per il mondo dello spettacolo. Il momento più brutto è stato quando su una radio del Messico un politico, mentre noi artisti ci lamentavamo di non venire aiutati, disse pubblicamente che l'arte non è indispensabile. Gli ho risposto di provare a togliere i libri, la musica, il cinema o la tv durante il lockdown e di provare a dirmi come fare a sopravvivere. Lui allora ci pensò un attimo e poi ribatté che non aveva mai considerato la cosa da quel punto di vista.
Lei invece ritiene che l'arte possa aiutare a ripartire?
Secondo me l'arte è seconda solo al cibo. Se guardi un film è arte, se ascolti Bob Dylan, Barbara Streisand o Dalla è arte, leggere un libro è cultura. Una persona, dopo che ha avuto da mangiare, ha bisogno di nutrire lo spirito per tenersi su moralmente e psicologicamente. E non c'è niente di meglio dello spettacolo, della cultura e dell'arte per riuscirci».
Per un artista abituato al contatto con il pubblico come sarà esibirsi di fronte a una platea ridotta?
Sono del parere che le emozioni siano le stesse e quello che bisogna dare al pubblico è identico, a prescindere se ci sono tre persone ad assistere allo spettacolo o se ce ne sono tremila. E' una questione di rispetto per chi ha pagato il biglietto, perché per venire ci ha donato la cosa più preziosa che esiste al mondo: il tempo. Nessuno mai può restituire il tempo: un bravo dottore può ridare la salute, si possono recuperare i soldi persi, ma il tempo no. Le nostre esibizioni sono un piccolo atto d'amore che diamo al pubblico e che il pubblico dà a noi attraverso il suo supporto.
Che tipo di spettacolo propone a Pescara?
Lo spettacolo è una fusione tra la clowneria classica e le influenze della clowneria di strada tipica della scuola sovietica. Ci saranno dei numeri inediti e altri che fanno parte del mio repertorio classico, come Pavarotti, Nessun dorma e l'opera. Farò delle improvvisazioni e coinvolgerò direttamente il pubblico, ma in sicurezza e mantenendo le distanze. Prima di salire sul palco, nonostante sia vaccinato, mi sottoporrò a tampone come ulteriore misura, come tutti gli altri artisti.
Quale messaggio vuole inviare al pubblico in questo momento storico?
Il primo obiettivo di un clown è fare ridere, ma non è il solo. Può farti pensare, far vivere un momento di poesia attraverso immagini, gesti ed emozioni. Può riuscire a portarti per un momento nel suo mondo strano, assurdo e molto surreale. Vorrei che il pubblico capisse l'importanza di quelle cose che ci sono state tolte: stare insieme ad amici e familiari, guardare una partita, andare a uno spettacolo, a teatro, ridere e mangiare una pizza in compagnia. Insomma uscire, divertirsi ed emozionarsi. Ed è quello che ritroverà al Gran Galà.
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