Le pance di Manuela: "Così dipingo le future mamme"

Manuela Traini, 32 anni, bancaria, ha iniziato a dipingere pance per gioco, per far tornare il buonumore alla sorella incinta ricoverata in ospedale
TERAMO. Chissà cosa ne penserebbe Lea Vergine, teorica e testimone della Body art. Negli anni Settanta la grande critica definiva la nuova forma d’arte come un «rimettersi al mondo» dell’artista, quasi una seconda nascita. Usare come tela non il proprio corpo ma il corpo di chi sta per mettere al mondo un nuovo essere umano sembra la chiusura del cerchio del discorso. Anzi, più che il cerchio la sfera, trattandosi qui di pance. Come quelle delle sorridenti future mamme dipinte da Manuela Traini, 32enne autrice teramana che si guadagna da vivere lavorando in banca ma ha una parallela attività di pittrice.
Diploma al liceo artistico, laurea in Scienze della comunicazione, Manuela aveva sperimentato più che altro la body painting come autopittura (foto di suoi lavori sono state esposte fino a pochi giorni fa nell’Enoteca centrale di Teramo). Poi la gioiosa intuizione, arrivata per caso. Come racconta lei stessa al Centro: «Mia sorella gemella Martina, in dolce attesa, era stata portata all’ospedale di Ancona per alcuni giorni di osservazione. Per tentare di sollevarle il morale l’ho dipinta per gioco. Con due colori e una matita per gli occhi è nato qualcosa di inaspettatamente divertente. Così tanto divertente da creare stupore in tutto il reparto maternità. A quel punto tutte le mamme volevano la loro pancia dipinta. Ho capito subito che questa cosa creava gioia e divertimento, e allora ho accettato le richieste delle donne che volevano vivere questa esperienza».
Così al viso del bambino che spunta fuori dalla maglia sulla pancia di Martina si sono aggiunti il pulcino, la luna, l’ape, i gatti, per Michela, Eugenia, Francesca e altre signore in tenera attesa. «Le mie pance sono dipinte con colori ad acqua, specifici per la Body painting, colori testati e lavabili facilmente», rassicura Manuela, che ha completato l’operazione fotografando le sue divertite e divertenti opere viventi (previa liberatoria, ovviamente). Operazione che non è finita lì. Manuela ha poi stampato le fotografie su tela, in un grande formato (70x100 cm). Infine ha deciso di donare sei di queste opere a un reparto maternità.
La scelta di Traini è caduta sull’ospedale civile San Salvatore de L’Aquila: «Credo che i colori possano cancellare anche i più avvilenti squallori. Questa è una delle motivazioni chiave per cui ho scelto di donare le mie tele all'ospedale aquilano. Per me L'Aquila, nonostante le distruzioni e il dolore causato dal terremoto, resta sempre e comunque il cuore dell'Abruzzo, e nel mio piccolo ho voluto dare un po' di colore e gioia a una città che ha vissuto tanto nero e molto grigio».
Detto fatto, l’idea di Manuela Traini sta per concretizzarsi, accolta con entusiasmo dai professori dell’unità operativa di Ginecologia e Ostetricia della clinica universitaria del San Salvatore, il direttore Gaspare Carta e la specialista Patrizia Palermo. A giorni la consegna delle sei opere.
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