Luca Tosto: «Il dialetto è autenticità, ma la cultura ha tante forme per far crescere l’Abruzzo»

21 Settembre 2025

Parla l’imprenditore: «Noi internazionali, ma non dimentichiamo la nostra lingua». E sulla Notte dei Serpenti: «Ha ridato visibilità e orgoglio alla nostra regione»

PESCARA. Dialetto da proteggere o da semplificare, per renderlo più fruibile a tutti e magari più commercializzabile? Il dibattito iniziato dopo l’appello del direttore d’orchestra Enrico Melozzi continua. Dopo la risposta del cantante Setak e della scrittrice premio Strega Donatella Di Pietrantonio, arriva a prendere posizione anche Luca Tosto, ceo della Walter Tosto, azienda dal respiro internazionale ma che ha le sue radici ben piantate in Abruzzo: «Il dialetto, in azienda come nella vita, è un patrimonio che non va disperso. È identità, è un tratto che ci distingue e che porta con sé la storia e i valori della nostra terra, l’Abruzzo. Certo, la nostra è una realtà internazionale che ogni giorno dialoga con clienti e partner provenienti da ogni parte del mondo: utilizziamo l’italiano in modo formale e l’inglese come lingua di lavoro, ma a volte capita che un “sch” o uno “scth” escano spontanei. Sono piccoli segnali che ci ricordano chi siamo e da dove veniamo».

Il dialetto come elemento incancellabile del dna abruzzese. Che si trasmette di generazione in generazione. «Anche il nostro presidente, Walter Tosto, ama scherzare in dialetto con i tanti giovani che lavorano con noi, italiani e stranieri. Sono momenti semplici ma preziosi: pillole di “abruzzesità” che rafforzano il senso di comunità e trasmettono autenticità. Perché essere internazionali non significa mai dimenticare le proprie radici, anzi: è proprio la nostra identità il valore che portiamo nel mondo», prosegue Tosto, che poi, però, si tira fuori dal dibattito culturale che sta animando la regione in questi giorni, pur ricordando che «Confimi Industria sostiene con convinzione tutte le iniziative che promuovono l’Abruzzo e la sua immagine, come la Notte dei Serpenti, che ha saputo ridare visibilità e orgoglio alla nostra regione su scala nazionale e internazionale».

Insomma, il dialetto è un bene da proteggere, perché è parte integrante del patrimonio culturale dell’Abruzzo, ma allo stesso tempo la sua valorizzazione impone di evitare eccessive rigidità. «Crediamo che la cultura, declinata in tutte le sue forme, sia uno strumento potente per raccontare il nostro territorio e rafforzarne le ricadute turistiche, commerciali e industriali», prosegue il ceo della Walter Tosto, che poi conclude: «Non a caso, anche nei grandi appuntamenti globali portiamo sempre con noi un pezzo della nostra terra. Dal 3 al 6 novembre saremo a Parigi alla World Nuclear Exhibition (Wne): oltre alla nostra tecnologia, presenteremo vini, cibi tipici e materiali promozionali della Regione Abruzzo. Sarà il nostro modo per unire eccellenza industriale e tradizione. E chissà, magari i nostri collaboratori accoglieranno gli ospiti internazionali con un sorriso e una parola in dialetto: “Assìttete aèk”. Perché l’Abruzzo si racconta anche così, con semplicità e autenticità».

@RIPRODUZIONE RISERVATA