Noemi a Roseto degli Abruzzi, l’intervista: «La mia nostalgia per gli anni dell’infanzia, senza algoritmi e schermi»

6 Agosto 2025

La cantante in concerto stasera con i suoi grandi successi. Sul palco anche i nuovi singoli “Non sono io” e “Oh ma”

ROSETO DEGLI ABRUZZI. Noemi torna a calcare i palchi di tutta Italia con un tour estivo che sa essere un mix di energia, condivisione e intimità. Una scaletta che mette in evidenza le canzoni del suo ultimo album Nostalgia e i nuovi singoli come Non sono io e Oh ma, in collaborazione con Rocco Hunt. L’album, il settimo della sua carriera, ha debuttato come più alta nuova entrata nella classifica ufficiale Fimi/Gfk.

Tra ballad romantiche, atmosfere blues e sonorità elettroniche, il disco mette in mostra un’identità musicale matura e personale, arricchita dalle collaborazioni con Colapesce, Mahmood, Blanco, Carl Brave, Neffa e Tony Effe. La cantante romana è attesa stasera a Roseto per la conclusione di ‘Emozioni in musica’ dopo i concerti di Marco Masini e Setak. Nei mesi scorsi la cantautrice è apparsa in format televisivi, serie ed è stata anche tra i protagonisti del Concerto del Primo Maggio di Roma, sul palco anche in veste di conduttrice.

Cosa c'è da attendersi in questo tour estivo? Cosa rappresenta per lei girare l’Italia con le sue canzoni?

«In questo tour ci sarà tanta energia, tanta voglia di suonare e, soprattutto, un forte desiderio di condivisione. Per me ogni concerto è un incontro: la musica è il mio modo di comunicare, e portarla dal vivo, attraversando l’Italia, significa costruire legami con le persone e con i luoghi che incontro. Sarà un viaggio nelle emozioni, dentro le canzoni del mio ultimo album Nostalgia, ma anche nei ricordi, nei sogni e nelle fragilità. Ogni tappa è un’occasione per condividere qualcosa di autentico con chi viene ad ascoltarmi, e per me questo non è mai scontato».

C’è un’estate a cui è più legata?

«Sì, ce n’è una che porto nel cuore: avevo 19 anni ed era la mia prima vera vacanza da sola, con le amiche dell’università, a Vieste. Per la prima volta ho sentito di avere accanto delle persone con cui condividevo tutto, anche parti profonde di me. Ricordo che una sera, mentre preparavamo la cena, ho iniziato a canticchiare per conto mio e loro si sono fermate ad ascoltarmi. È stato un momento in cui ho ritrovato la musica. Per un po’ l’avevo messa da parte, ma quella leggerezza, quella libertà, mi hanno aiutata a riscoprirla. E da lì è ripartito tutto».

Ha “nostalgia” di qualcosa in particolare?

«Ho nostalgia di un tempo più lento, più umano. Di quando per vedersi bisognava esserci davvero, di quando il contatto era reale, fisico, non filtrato da uno schermo. Mi manca la lentezza con cui si vivevano le cose, i rapporti, anche gli errori. Ho nostalgia della mia infanzia, di certe estati infinite passate per strada o davanti al solito pub con la solita compagnia. Ho nostalgia di un mondo a misura d’uomo, non a misura di algoritmo. Ma non è una nostalgia che fa male: è quella che mi tiene connessa con la parte più vera di me. È quella che mi fa scrivere, cantare, sentire».

Non sono io e Oh ma con Rocco Hunt: che estate è questa?

«È un’estate che ha due anime: da una parte c’è Non sono io, che guarda alle relazioni con un pizzico di malinconia, mettendo a nudo le difficoltà di amarsi davvero in un mondo sempre più alienato. Dall’altra parte c’è Oh ma, che invece è luce, ritmo, calore. È un pezzo solare, vivo, che racconta l’estate più istintiva, quella delle piazze piene, dei sorrisi, dei primi baci, del mare. Con Rocco ci conosciamo dal 2014, dal suo primo Sanremo: ci siamo sempre detti che prima o poi avremmo fatto qualcosa insieme, e quest’anno, rincontrandoci di nuovo a Sanremo, è successo. Oh ma è nata così, ed è davvero il brano perfetto per questa estate: un mix tra il mio timbro e la sua freschezza, tra voglia di libertà e autenticità. Un’estate doppia, come la vita: malinconica e solare, vera sempre».

In autunno torna nei teatri, che dimensione vive?

«Il teatro è casa. È il posto dove puoi guardare le persone negli occhi, dove ogni parola, ogni nota ha un peso diverso. Dopo l’estate, che è energia e libertà, tornare nei teatri significa portare la musica in una dimensione più raccolta, più intima. Non è meglio o peggio: è un altro modo di entrare in contatto con chi ascolta. In teatro riesco a raccontarmi ancora di più, a prendermi i miei tempi, a lasciarmi andare senza filtri. E sarà anche l’occasione per suonare Nostalgia in un modo più profondo, più emotivo. Per me ogni palco è un regalo, ma il teatro è quel luogo dove tutto si fa più vicino».

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