Pescara, una «città splendida»: il viaggio di Pasolini tra le spiagge italiane

3 Novembre 2025

Il reportage dello scrittore nell'estate del 1959: «Credo sia l’unico caso di città, di vera e propria città, che esista totalmente in quanto città balneare»

PESCARA. «Pescara è splendida. Credo sia l’unico caso di città, di vera e propria città, che esista totalmente in quanto città balneare. I pescaresi ne sono fieri». In vacanza dalle nevrosi, Pasolini sale su una Fiat 1100 e scende da Ventimiglia a Palmi, arriva in Sicilia e risale costeggiando l’Adriatico e il Tirreno, taglia il paese seguendo «la lunga strada di sabbia» che titolerà il suo reportage. È l’estate del 1959. Tra luglio e settembre escono, a puntate sulla rivista Successo, le impressioni delle cose viste e sentite nell’Italia balneare del boom economico: ci sono anche gli amici di sempre, intellettuali e personaggi noti della cultura del tempo. Ma è soprattutto la gente comune a catturare l’attenzione dello scrittore corsaro e, di riflesso, dei suoi lettori. Quella di Portopalo che è «la più bella gente d’Italia, razza purissima, elegante, forte e dolce», ma anche belle donne «che segnano il passaggio dal Sud al Nord», in un punto che coincide con il confine tra Abruzzo e Marche.

Pasolini inquadra tutto con entusiasmo e ispirazione, che si tratti di un temporale «blu come la morte» nei cieli di Ostia, di una strada spianata da percorrere «solo, con la mia millecento» avendo «tutto il Sud davanti a me». Il Vesuvio «lo puoi toccare con mano», la Sicilia è un paradiso dove «vivere e morirci non di pace ma di gioia». Con Francavilla al Mare cominciano «le grandi spiagge adriatiche, una nuova civiltà balneare». E all’Abruzzo, a Pescara, dedica alcune delle pagine più suggestive: «C’è come un eccesso, una sproporzione, un salto improvviso tra quello ch’è stata la spiaggia per tutto il meridione e queste prime spiagge abruzzesi. Io per me sento di rientrare nel mondo delle mie abitudini, dei miei ricordi».

«La notte di Francavilla, vista otticamente, ha tutti gli aspetti delle notti balneari che sappiamo: ma accostata, approfondita, rivela questo doppio fondo. Sul lungomare notturno, ancora modesto, c’è un trattenimento danzante», e le donne sono quelle «piccole borghesi, che presto rincasano. Si vedono poi nella penombra solo blue-jeans, magliette, teste tosate col rasoio. Il dialetto è aspro, massiccio». A Pescara Pasolini giunge «all’ora del tramonto, della grande, frenetica passeggiata prima di cena». Un anziano dà indicazioni per un albergo, dice: «Eh anche lei come tutti, vedrà! Quando uno viene una volta sulla spiaggia di Pescara, ci ritorna!». Compaiono – è sempre Pasolini che racconta - fiori «rossi e viola a segnare la data di oggi, uno dei grandi giorni dell’estate, della città. Il lungomare è un fiume di gente, elegante, bella, abbronzata, massiccia». Passeggia e afferra delle frasi per strada, turisti da ogni parte: «Ognuno», conclude Pasolini, «porta la sua pietruzza alla Torre di Babele, al grande fritto misto all’italiana».

@RIPRODUZIONE RISERVATA