lanciano

“Quaderni” L’alchimia tra calcio e vita nel libro di Rapino

LANCIANO. Dodici storie: dal portiere all’ala sinistra, dal numero 1 all’11 di una volta, più l’allenatore. La raccolta di racconti “Quaderni – Storie di calcio quasi vere” (Carabba Editore, 2015)...

LANCIANO. Dodici storie: dal portiere all’ala sinistra, dal numero 1 all’11 di una volta, più l’allenatore. La raccolta di racconti “Quaderni – Storie di calcio quasi vere” (Carabba Editore, 2015) dello scrittore Remo Rapino ricalca la formazione classica di una squadra di calcio perché il calcio è il filo conduttore, ma al tempo stesso è il pretesto per parlare d’altro. I 12 protagonisti sono uomini di sport, ma comunque con vite e vicende personali forti al di fuori del calcio. Le storie sono quasi vere perché nomi e luoghi sono più o meno di fantasia, anche se per molti non sarà difficile ritrovare sotto il velo dell’invenzione narrativa episodi e volti noti della “pedata”. Tra le pagine di “Quaderni” non si fatica infatti a intravedere frasi storiche del paròn Nereo Rocco o l’epopea del Corinthias di Sócrates. Tra tanti personaggi che hanno fatto la storia del calcio italiano e internazionale fa capolino qualcuno legato all’Abruzzo in generale o a Lanciano in particolare, la città dell’autore, come Giuseppe Baccilieri, storico allenatore-giocatore della Virtus Lanciano prima e dopo la seconda guerra mondiale. Nei racconti il pallone indirizza in maniera decisiva la vita di ogni personaggio: dalla scoperta del primo campetto di periferia all’esordio nella grande squadra, dalle partitelle sotto casa al debutto nello stadio stracolmo. Il calcio detta i tempi, ma non è il protagonista assoluto: intorno ad esso girano le vicende personali, quelle che solitamente restano lontane dalle cronache quando non sono eventi da carta patinata. I ruoli che identificano ogni storia sono quelli più storici: dal portiere col numero 1 all’ala sinistra con l’11, come quando i numeri sulle spalle appartenevano a un linguaggio lontano dalle alchimie tattiche di oggi, nei termini quanto nei modi. I calciatori dei “Quaderni”, per quanto famosi, restano ben distanti dal prototipo del calciatore-divo, ma sono ben ancorati alle emozioni. Quelle sul terreno di gioco, certo, ma anche quelle della vita quotidiana. Alla fine però si ritorna sempre lì, a cimentarsi in una formazione di quartiere, o semplicemente a sbirciare ragazzini giocare, cercando di trasmettere un segreto o semplicemente per tornare a vivere, seppur indirettamente, l’emozione del campo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA