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Ristoranti, Niko Romito nella top five d’Italia

La guida de L'Espresso premia al primo posto con cinque cappelli le certezze di Niko Romito e del suo Reale Casadonna di Castel di Sangro, primo in Abruzzo e nella top five italiana. Due cappelli a Marcello Spadone (La Bandiera) e Giuseppe Tinari (Villa Maiella)

Al primo posto insistono le certezze di Niko Romito e del suo Reale Casadonna di Castel di Sangro, primo in Abruzzo, va da sé, con 5 cappelli ma soprattutto nella top five italiana secondo la nuova guida Ristoranti d’Italia dell’Espresso, assieme ad altri nomi super come Massimiliano Alajmo, Massimo Bottura, Enrico Crippa e Mauro Uliassi. Tanto che lo chef aquilano stavolta si è aggiudicato anche il Premio Pommery, al piatto più originale e innovativo creato nell’anno, per la ricetta “Piccione fondente e pistacchio”. Poi, quanto all’Abruzzo, scorrendo la classifica nazionale dell’edizione 2017 della guida, presentata ieri a Firenze, bisogna fermarsi sui 2 cappelli, con due punte di diamante regionali, due famiglie speciali della cucina abruzzese, gli Spadone e i Tinari, a tratti speculari e tanto differenti ma sempre grandi tra cucina e sala nei rispettivi ristoranti: La Bandiera a Civitella Casanova, nel pescarese, e Villa Majella a Guardiagrele, nel Chietino. Un cappello, invece, è andato ad una bella e buona squadra espressa dalle diverse provincie della nostra regione, composta dai ristoranti Al Metrò (San Salvo), L’Angolino da Filippo (San Vito Chietino), L’Arca (Alba Adriatica), Beccaceci e Lucia di Giulianova, Café Les Paillotes (Pescara), Cipria di Mare (Teramo), D.One, novità, aperto di recente a Montepagano con lo chef Davide Pezzuto e già premiato, L’Angolo d’Abruzzo (Carsoli), La Corniola (Pescocostanzo), Magione Papale (L’Aquila), Mammaròssa (Avezzano), Ritrovo d’Abruzzo (Civitella Casanova) e Zunica 1880 (Civitella del Tronto).

E non mancano, a riprova di un crescendo di proposte di qualità che ha interessato la nostra regione negli ultimi anni, tanti altri nomi abruzzesi tra i 2.700 locali segnalati in guida, locali che risultano «i migliori fra le decine e decine di migliaia che operano in Italia, dalle tavole più semplici per un pranzo veloce, ma di qualità, alle grandi tavole che garantiscono esperienze indimenticabili», come spiegano le note che accompagnano la nuova edizione. Sono quasi 90 gli enogastronomi che visitano e giudicano, quando possibile senza farsi riconoscere, i ristoranti, le trattorie, le pizzerie e le enotavole di ogni angolo d’Italia per realizzare una guida che è ormai un riferimento nazionale per il gotha della nostra ristorazione e che si presenta oggi con una novità sostanziale, già spiegata nei mesi scorsi dal direttore Enzo Vizzari il quale, alle prime pagine, dedica un editoriale a questo nuovo percorso.

Da quest’anno infatti, dopo 38 edizioni, i voti dati da Ristoranti d’Italia – «una vera e propria inchiesta giornalistica seria, puntuale, imparziale che si rinnova completamente ogni anno», si legge nella sinossi del volume – non sono più espressi con il tradizionale punteggio in ventesimi ma con il solo simbolo dei “cappelli” da cuoco. Dalla segnalazione senza “cappello” per i locali “consigliati nella loro categoria” ai 5 cappelli dei migliori, i nuovi voti vanno così interpretati: ha 1 cappello una buona cucina, 2 cappelli una cucina di qualità e di ricerca, cucina che diventa ottima se ha 3 cappelli ed eccellente se ne indossa quattro, con 5 cappelli parliamo invece del meglio in assoluto. Il perché di questa scelta lo puntualizza l’editoriale di Vizzari: «Edizione dopo edizione ci siamo resi conto della difficoltà crescente, se non dell’arbitrarietà, di giudizi espressi in frazione di punto a locali fra loro profondamente diversi e lontani, per storia, cultura, dimensione, stile di cucina. Difficoltà tanto più crescenti quanto più si è alzato e si alza il livello medio della cucina del ristorante italiano». E delle pizzerie, sarebbe il caso di aggiungere. Anche perché l’Abruzzo si è fatto valere nell’elenco delle migliori d’Italia, secondo la guida dell’Espresso, nel quale sono contemplate La Sorgente (Guardiagrele) e Percorsi di gusto (L’Aquila) insieme alla new entry Estrò di Pescara.

Infine, sul palco di Ristoranti d’Italia 2017, il gruppo abruzzese De Cecco ha assegnato come di consueto uno dei premi speciali dell’Espresso: il riconoscimento “La Pasta dell’anno” è andato al ristorante Il luogo di Aimo e Nadia di Milano, con gli chef Alessandro Negrini e Fabio Pisani, un premio al ristorante che nella sua cucina ha valorizzato con particolare efficacia l’impiego della pasta tradizionale italiana.

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