Abusata per anni in famiglia: il racconto choc in aula

Incidente probatorio davanti al gip. La donna ha rivelato un regime di costrizioni, minacce e percosse anche in gravidanza
LUCO DEI MARSI. Violenze sessuali continue. Anche mentre era incinta. Minacce, percosse, offese irripetibili. L’isolamento dal resto del mondo, il divieto di uscire e di lavorare. È il quadro dell’orrore celato dentro le mura domestiche. Che la Procura di Avezano ha descritto come «un regime di sopraffazioni e vessazioni». Un incubo durato quattro lunghissimi anni, fino al punto di non ritorno, a gennaio scorso. Quando la donna è riuscita a evadere dalla segregazione a cui era costretta e ha chiesto aiuto alle forze dell’ordine.
La loro relazione era cominciata in Marocco nel 2021. Lui, 42 anni, stando a quanto rivelato dalla vittima - ma tutto da dimostrare - si era subito rivelato violento. Erano partiti insieme alla volta dell’Italia. E già in aeroporto, a Fiumicino, la donna aveva attirato l’attenzione di un passante per chiedere aiuto. Ma lui se ne era accorto e l’aveva rimessa in riga, dandole della poco di buono.
Arrivati nella Marsica, a Luco dei Marsi, la situazione è degenerata. «Asina», «malata mentale», «incapace», «stupida», «imbecille», «non sei all’altezza delle altre donne». Questo era il clima quotidiano. Il suo modo di rivolgersi a lei. Ed è nulla rispetto agli abusi fisici. L’uomo, secondo quanto riportato nel capo d’imputazione, l’avrebbe ripetutamente violentata, anche durante la gravidanza, «provocandole dolore al punto che non riusciva neppure a urinare», scrive il pm. E ancora botte, insulti, umiliazioni. Fino alla segregazione. «Le impediva di uscire di casa per crearsi una rete sociale, e di lavorare. Così esercitando su di lei violenza economica perché era totalmente dipendente da lui». L’episodio che ha portato la donna a fuggire senza mai voltarsi indietro quando il 42enne l’ha aggredita mentre teneva in braccio il figlio neonato e l’ha sbattuta con forza contro il muro, facendole perdere i sensi. Ieri è stata ascoltata in aula, in sede di incidente probatorio. Necessario per scongiurare il pericolo che l’imputato possa trovarla e costringerla a ritirare le accuse. La donna attualmente è ospite assieme al bambino di una struttura protetta. Davanti al giudice ha confermato tutto ciò che aveva dichiarato al momento della denuncia. L’uomo, difeso dagli avvocati Luca e Pasquale Motta, dovrà rispondere di maltrattamenti aggravati in famiglia.

