Alba Fucens mostra i suoi tesori

Gli ultimi scavi hanno portato alla luce reperti risalenti alla fondazione

MASSA D’ALBE. Si può solo immaginare la gioia che il grande archeologo belga Joseph Mertens, il primo ad avviare nel 1949 gli scavi di Alba Fucens, avrebbe provato, se fosse stato ancora in vita, di fronte ai tesori che stanno venendo alla luce.
Una miniera di reperti, attraverso cui è possibile risalire alla fondazione della città, avvenuta alla fine del IV secolo a.C.

La scoperta Il ritrovamento, durante la campagna di scavi del 2008, di numerosi bronzetti ed epigrafi, risalenti al III e al II secolo a.C., nell’area intorno alla statua di Ercole, ha indotto la Soprintendenza a ipotizzare la presenza di altri strati. Così, quando poco più di un mese fa, gli scavi sono ripresi, quella che era una ipotesi è diventata realtà.

La squadra di archeologi impegnata negli scavi, sotto la direzione della sprintendente Adele Campanelli, ha scoperto altri due strati da cui sono affiorati elementi architettonici, decorazioni, vasi in vernice nera, suppelletili, risalenti al IV secolo a.C., periodo in cui Alba Fucens è nata.
Al tempo stesso gli scavi che un’altra squadra sta eseguendo in via Miliario hanno portato alla luce edifici conservati per intero, con pareti dipinte.
La nuova Alba La soddisfazione della dottoressa Campanelli è incontenibile.

«L’esito degli scavi, se pure iniziati in ritardo, a causa del terremoto», afferma, «è andato oltre le più rosee aspettative. I ritrovamenti sono di grandissimo spessore storico. Ora siamo in grado non solo di stabilire con esattezza quando la città è stata fondata e le successive ristrutturazioni, ma anche come sono cambiati gli usi e i costumi degli abitanti di Alba».
«Ovviamente», prosegue la studiosa, «il lavoro non è ancora finito. Possono emergere altri importanti reperti. Tra poco, con l’arrivo del cattivo tempo, saremo costretti a sospendere gli scavi. Ma appena sarà possibile, dobbiamo riprenderli. Fermarci sarebbe un delitto. Speriamo pertanto che dal Ministero vengano stanziati altri fondi».

L’esito straordinario degli scavi, ovviamente, gratifica l’équipe di archeologi che in questo mese ha lavorato con grande impegno e passione. Si tratta di Daniela Villa, Daniela Liberatore, Daniele Mancini, Maria Di Iorio, Carmine Malandra, Herman Borghesi, e dell’architetto Paolo Fraticelli, per i rilievi, coordinati da Emanuela Ceccaroni.
I reperti, man mano che vengono ritrovati, li si porta a Chieti, per essere restaurati. In attesa di tornare ad Alba non appena sarà pronto il Museo che verrà ospitato nei locali del convento di San Pietro.

Tesori da ammirare Ma quando i tesori venuti alla luce ad Alba Fucens potranno essere ammirati dalle decine di migliaia di turisti, anche stranieri, che ogni hanno visitano l’importante sito archeologico? «Si sta procedendo alla sistemazione del convento», spiega la Campanelli, «contiamo di allestire il Museo entro due anni. Oltre al Museo ci saranno degli spazi per attività culturali e didattiche. C’è da risolvere però», avverte, «il problema della gestione della struttura. Un impegno che la Soprintendenza, dato l’elevato costo, non potrebbe assumersi. Cosa che invece potrebbe fare un consorzio di Comuni. Il sito di Alba, dotato di Museo», sottolinea la soprintendente, «sarebbe una grande risorsa per tutta la Marsica. Non solo perché diventerebbe un polo di forte attrazione turistica, ma anche perché creerebbe occupazione. Penso alla nascita di cooperative per garantire determinati servizi, tra cui la sorveglianza del Museo».

«Allora sì che ci sarebbe il rischio che alcuni reperti vengano trafugati. Cosa che finora non è mai accaduta», precisa la Campanelli, smentendo così Giuseppe Gagliardi, dell’Associazione De Gasperi, di Avezzano, che di recente, a proposito di Alba, ha parlato di «un patrimonio culturale in stato di semi-abbandono», sollecitando «l’istituzione di un Museo» e «una vigilanza costante per evitare furti che si ripetono da anni».