Appello di una coppia «Noi sul lastrico a causa della crisi»

Povertà/1. Tagliacozzo, i due coniugi hanno un figlio a carico «Qualcuno ci aiuti a trovare un’occupazione per il ragazzo»

TAGLIACOZZO. Rimasti senza lavoro a causa della crisi, senza alcun tipo di assistenza e privati di ogni reddito. È questa la situazione di una famiglia di Tagliacozzo, specchio di una realtà con cui devono fare i conti tanti altri nuclei familiari costretti a chiedere aiuto ai familiari, quando possibile, anche solo per un pasto. Un caso emblematico che la dice lunga sulla situazione economica e sociale delle famiglie di oggi. Questa è la storia di una coppia che vive nelle case popolari di Poggio Filippo. Lui artigiano impiegato per diversi anni in un'azienda locale, lei grande lavoratrice finita nel vortice della crisi occupazionale. Elisabetta Casale non ha più un lavoro, così come suo marito Sergio Di Giampaolo, e oltretutto con un figlio a carico di 20 anni, anche lui disoccupato. Tutto è cominciato con la crisi, quando le aziende hanno chiuso e per dei cinquantenni trovare un posto di lavoro si è rivelata un'impresa impossibile. Pian piano le difficoltà si sono trasformate in caos, i problemi in veri e propri drammi. Così la famiglia è entrata in un tunnel senza uscita. In Italia sono circa quattro milioni le famiglie in difficoltà economica seria e che si sono trovate almeno una volta senza soldi per pagare spese alimentari, vestiti, spese mediche e trasporti, circa due milioni e mezzo (10,4 per cento del totale) le famiglie che non riescono ad affrontare costantemente una spesa per mangiare. E quelle con un lavoro precario sono state le prime a sentire la crisi.

«Ci siamo rivolti a diversi enti per chiedere un aiuto, un posto di lavoro», ha sottolineato Elisabetta, «ma non c'è stato nulla da fare. Solo qualche lavoro saltuario per mio marito, ma che non ci permette di risolvere questo incubo che non finisce mai. Qualche volta ci rivolgiamo alla Caritas per un prodotto in scatola, in qualche altro caso ci danno una mano i familiari cui siamo costretti a chiedere aiuto e cui siamo grati, ma le difficoltà sono tante: le bollette non aspettano anche quando non arriva lo stipendio». Ora chiedono un posto di lavoro, se non per loro almeno per il figlio. «Speriamo che possa avere almeno lui un futuro più certo», spiega la mamma, «che possa avvalersi di opportunità che a noi non sono state concesse, e speriamo che qualcuno di buon cuore si faccia avanti per darci una mano in questo senso».

Pietro Guida

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