Atti falsi e fatture gonfiate: 1.700 casi sotto la lente

Il lato oscuro della ricostruzione nelle indagini della Procura Professionisti e tecnici compiacenti finiti nel mirino dei pm

L’AQUILA. Lavori extra, non compresi nel progetto. Regalie di vario genere ai committenti di opere di ricostruzione da parte di imprese senza scrupoli per aggiudicarsi i lavori in via diretta. Fatture gonfiate. Eppoi case diroccate rifatte ex novo coi soldi pubblici. Ma anche demolizioni e ricostruzioni senza titolo. Sia perché l’immobile non è prima casa, sia perché il proprietario non ci abita. O meglio, lo indica come prima casa, ma poi vive altrove. Anzi, affitta quella casa alle studentesse che pagano le fatture delle utenze. E ancora: richieste illegittime di contributi per merci danneggiate dal terremoto. Senza tralasciare gli immancabili reati fiscali con sofisticati raggiri.

C’è tutto questo, e anche altro, tra le pieghe delle circa 1700 pratiche che la Procura ha messo sotto esame nel post-terremoto. E le indagini sul malaffare non vedono in trincea soltanto carabinieri, poliziotti, finanzieri e forestali. C’è anche un nucleo speciale della polizia municipale, creato su impulso del comandante Ernesto Grippo, che sta scandagliando le richieste di soldi pubblici lette attraverso l’incrocio delle banche dati. E finora le centinaia di fascicoli aperti su casi di indebita percezione di contributi stanno a dimostrare che il fenomeno è diffuso. E trasversale, visto che ci sono anche fior di professionisti (avvocati, commercialisti, ingegneri, architetti) tra le persone sottoposte a indagine.

In attesa degli esiti dei primi procedimenti di questo ulteriore filone investigativo, che ha preso l’impulso decisivo ormai da alcuni mesi, sullo sfondo delle richieste indebite resta un sottobosco di suggeritori di scappatoie normative che merita di essere approfondito in maniera ulteriore. Insomma, se, come sembra, le pratiche dei cosiddetti furbi possono essere messe una sull’altra e risultare perfettamente sovrapponibili, il sospetto è che tutti questi potenziali beneficiari possano essere stati ispirati da uno o più suggeritori molto vicini al cosiddetto “palazzo”. Se non proprio suoi inquilini.

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