L'auto di Lattanzio distrutta dalle fiamme

SULMONA

Auto del cronista a fuoco, è un atto doloso 

La perizia dei carabinieri elimina ogni dubbio. Indignazione per le frasi sui social contro Lattanzio

SULMONA. Ora è certo: è frutto di un atto doloso l’incendio che ha distrutto l’auto del giornalista Claudio Lattanzio nella notte tra il 14 e 15 agosto scorsi. Ad accertarlo è stata la perizia dei carabinieri che già nella mattinata di Ferragosto e poi per altre due volte sono tornati in via Valle, luogo dove è avvenuto l’atto incendiario per controllare minuziosamente tutte le parti della vettura interessate dalle fiamme.
Controlli e ricerche che hanno dato i loro frutti. Dalla perizia è emerso, infatti, che il liquido infiammabile è stato versato sulla ruota anteriore, dal lato del passeggero. Una tecnica già utilizzata in altre circostanze che permette di avere la certezza che l'auto andrà a fuoco. Il pneumatico, una volta intriso di liquido infiammabile, ha la capacità di alimentare in maniera continua la fiamma che ben presto si propaga prima al motore e quindi all’abitacolo dell’auto. Tecnica che consente al piromane di potersi allontanare con tutta tranquillità prima che divampino le fiamme e con la certezza di aver centrato l’obiettivo.
E nel caso del giornalista è successo proprio tutto questo. Intanto, va avanti l'inchiesta aperta sul caso dalla Procura che per il momento è contro ignoti. Già dai prossimi giorni i carabinieri inizieranno ad ascoltare alcuni dei sospettati che potrebbero aver compiuto l’atto incendiario.
Per gli investigatori è certo che l’atto ritorsivo nei confronti di Lattanzio sia collegato con l’attività svolta dal giornalista. Inchieste e articoli che avrebbero dato fastidio a qualcuno tanto da spingerlo a incendiare l’auto del cronista. Intanto, hanno suscitato indignazione e rabbia le frasi apparse sui social (a dir vero poche), che hanno accolto con soddisfazione l’atto incendiario.
«Solo la macchina?», «Quando sei un infame e ti guadagni da vivere come un avvoltoio sulle disgrazie altrui». E ancora: «male non fare paura non avere», sono alcune delle frasi apparse su Facebook.
Tutte persone che secondo gli investigatori starebbero alimentando odio, inneggiando e giustificando atti gravi e deplorevoli come quello compiuto nei confronti del giornalista. Persone che nei prossimi giorni saranno denunciate per istigazione all’odio e alla violenza.
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