Benedetti presidente del consiglio comunale

Eletto con 28 voti, 4 in più della maggioranza. Una prima seduta movimentata

L'AQUILA. Un primo consiglio comunale durato molto più di quanto avrebbero lasciato immaginare i punti all'ordine del giorno (dalle 16.30 a oltre mezzanotte): la convalida degli eletti, l'elezione del presidente e dei due vice, giuramento del sindaco, Massimo Cialente (alle 20.10, «giuro di osservare lealmente la Costituzione italiana», commosso) e dichiarazioni del primo cittadino, che si è limitato a presentare la giunta all'assise civica e ai tantissimi cittadini presenti (anche mogli e fidanzate dei consiglieri, la consorte del sindaco, Donatella Ussorio, e il papà di Cialente, Umberto, nonostante gli 81 anni e il caldo da 40 gradi). Non è passata inosservata la presenza di Gianni Melilla. È stato un primo test importante per sindaco e maggioranza di centrosinistra, che non solo ha tenuto, ma ha anche dato una dimostrazione di forza e compattezza, nonostante le dichiarazioni di guerra di Enrico Verini, della Margherita - rintuzzate dal suo collega Roberto Riga, a conferma della spaccatura nel partito -, che sotto lo sguardo indifferente del presidente facente funzioni dell'assemblea, Francesco Valentini, ha enunciato una dichiarazione programmatica, non prevista in sede di votazione per l'elezione del presidente del consiglio.

Vista la falla aperta da Verini, Pierluigi Tancredi (Fi), da vecchio lupo della politica, ci si è infilato dentro, tentando di scardinare la maggioranza: «Non voteremo alla prima tornata per eleggere il presidente, vogliamo vedere la compattezza della coalizione di centrosinistra». Risultato: 34 votanti, 28 voti per Carlo Benedetti (ne servivano 27), eletto quindi al primo turno e proclamato ieri sera, alle 21.30, nuovo presidente del consiglio comunale dell'Aquila, e 6 schede bianche (vice sono stati eletti Antonella Santilli, 25 voti, e Nicola Iovenitti, 10). I conti si fanno presto: la maggioranza ha 24 voti, più il sindaco. Vuol dire che Benedetti, candidato proposto dal capogruppo Ds, Pietro Di Stefano, è stato votato dalla maggioranza ma anche da altri 4 consiglieri di centrodestra (il voto era a scrutinio segreto), e si sono astenuti i 5 di Fi. Ma Verini ha lanciato segnali che fanno presupporre, per il futuro, un appoggio esterno. Ha detto che la Margherita non è legata alle poltrone, ma ha subito rinfacciato a Cialente che vorrà vedere «l'asilo promesso con i 270 mila euro risparmiati con la nomina di soli 8 assessori».