Bimbo di 10 anni muore nello schianto

Una delle auto coinvolte voScontro frontale sulla provinciale Marruviana. Il bambino viaggiava con il padre, rimasto ferito. L'altra auto coinvolte vola nel canale e affonda: due giovani riescono a mettersi in salvola nel canale e affonda, due giovani riescono a salvarsi
AVEZZANO. Un bambino di 10 anni è morto in un frontale lungo il rettilineo della provinciale Marruviana. Nell'urto, una delle auto è finita in un canale ma i due occupanti sono riusciti a uscire dall'abitacolo. Per il piccolo che era con il padre nell'altra vettura non c'è stato nulla da fare.
L'URTO. Il rettilineo buio, lo scontro e le due auto che schizzano in direzioni opposte. Sono da poco passate le 20 quando il centralino del 118 riceve la richiesta di aiuto. I soccorsi sono tempestivi, ma la corsa in ospedale si rivela inutile per il bambino, le cui condizioni sono apparse disperate sin dal primo momento. Anche il padre è ferito, ma non in maniera preoccupante. I due erano a bordo di una Opel Calibra e si muovevano da San Benedetto dei Marsi verso Avezzano. L'altra auto - un'Alfa 156 Station Wagon finita nel canale - viaggiava in direzione opposta. Un particolare, questo, che gli inquirenti capiscono solo in un secondo momento, in quanto l'urto è stato talmente violento da far girare le vetture.
I carabinieri si mettono al lavoro sin da subito per definire la dinamica mentre la polizia pensa a smistare il traffico.
IL CANALE. Spetta alla squadra dei vigili del fuoco di Avezzano il compito di tirare fuori dal canale i due ragazzi che, grazie anche al livello dell'acqua relativamente basso riescono a uscire in tempo dall'abitacolo attraverso i finestrini, prima che l'Alfa vada a fondo completamente. Anche loro riportano ferite. Devono attendere i soccorsi al freddo seduti sulla tettoia dell'auto. «Abbiamo sentito un boato forte e siamo finiti in acqua, non ci siamo accorti di nient'altro», dicono ai vigili. I soccorritori sono consapevoli che solo una settimana fa la tragedia poteva avere dimensioni ben più gravi a causa della piena dei canali del Fucino dovuta al forte maltempo.
IL DRAMMA. Gli airbag dell'Opel coupé si aprono in tempo ma la situazione non cambia per padre e figlio, Aniello Loffredo, di 10 anni che tutti in paese conoscevano come Nello. Papà Giuseppe, di origini campane, si era trasferito a San Benedetto da tempo, sposando una donna del posto. Una famiglia abbastanza conosciuta in paese. Nel giro di qualche ora, la notizia si è infatti diffusa e sul posto sono arrivate alcune macchine da San Benedetto. Tra i primi ad arrivare, con le lacrime agli occhi, un'insegnante del bimbo che frequentava la quinta elementare. «È una tragedia gravissima», dice a fatica. Anche le altre persone restano senza parole. «È brava gente», si fa coraggio uno di loro, «non meritavano di fare i conti con un dramma del genere, siamo tutti allibiti».
IL SOMMOZZATORE. Nello stesso tempo i vigili del fuoco riescono a tirare fuori l'auto dal canale con l'aiuto di un carro attrezzi e di un sommozzatore che, per imbracare l'auto, deve calarsi nell'acqua melmosa.
L'INCHIESTA. La Procura ha aperto l'inchiesta su questo incidente, l'ultimo di una lunga serie di urti gravissimi nei rettilinei del Fucino, causati dalla velocità, dalla pericolosità degli incroci e dalla bassa visibilità.
L'URTO. Il rettilineo buio, lo scontro e le due auto che schizzano in direzioni opposte. Sono da poco passate le 20 quando il centralino del 118 riceve la richiesta di aiuto. I soccorsi sono tempestivi, ma la corsa in ospedale si rivela inutile per il bambino, le cui condizioni sono apparse disperate sin dal primo momento. Anche il padre è ferito, ma non in maniera preoccupante. I due erano a bordo di una Opel Calibra e si muovevano da San Benedetto dei Marsi verso Avezzano. L'altra auto - un'Alfa 156 Station Wagon finita nel canale - viaggiava in direzione opposta. Un particolare, questo, che gli inquirenti capiscono solo in un secondo momento, in quanto l'urto è stato talmente violento da far girare le vetture.
I carabinieri si mettono al lavoro sin da subito per definire la dinamica mentre la polizia pensa a smistare il traffico.
IL CANALE. Spetta alla squadra dei vigili del fuoco di Avezzano il compito di tirare fuori dal canale i due ragazzi che, grazie anche al livello dell'acqua relativamente basso riescono a uscire in tempo dall'abitacolo attraverso i finestrini, prima che l'Alfa vada a fondo completamente. Anche loro riportano ferite. Devono attendere i soccorsi al freddo seduti sulla tettoia dell'auto. «Abbiamo sentito un boato forte e siamo finiti in acqua, non ci siamo accorti di nient'altro», dicono ai vigili. I soccorritori sono consapevoli che solo una settimana fa la tragedia poteva avere dimensioni ben più gravi a causa della piena dei canali del Fucino dovuta al forte maltempo.
IL DRAMMA. Gli airbag dell'Opel coupé si aprono in tempo ma la situazione non cambia per padre e figlio, Aniello Loffredo, di 10 anni che tutti in paese conoscevano come Nello. Papà Giuseppe, di origini campane, si era trasferito a San Benedetto da tempo, sposando una donna del posto. Una famiglia abbastanza conosciuta in paese. Nel giro di qualche ora, la notizia si è infatti diffusa e sul posto sono arrivate alcune macchine da San Benedetto. Tra i primi ad arrivare, con le lacrime agli occhi, un'insegnante del bimbo che frequentava la quinta elementare. «È una tragedia gravissima», dice a fatica. Anche le altre persone restano senza parole. «È brava gente», si fa coraggio uno di loro, «non meritavano di fare i conti con un dramma del genere, siamo tutti allibiti».
IL SOMMOZZATORE. Nello stesso tempo i vigili del fuoco riescono a tirare fuori l'auto dal canale con l'aiuto di un carro attrezzi e di un sommozzatore che, per imbracare l'auto, deve calarsi nell'acqua melmosa.
L'INCHIESTA. La Procura ha aperto l'inchiesta su questo incidente, l'ultimo di una lunga serie di urti gravissimi nei rettilinei del Fucino, causati dalla velocità, dalla pericolosità degli incroci e dalla bassa visibilità.
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