Cimitero, zone rosse e fiori sulle transenne nel giorno dei defunti

Ancora inaccessibile una vasta area, compresi edifici nuovi Per la ristrutturazione bisognerà spostare circa 3mila salme

L’AQUILA. Lo sguardo smarrito di Salvatore Pascarelli, aquilano sulla cinquantina, colpisce subito. Tira dritto verso l’uscita Ovest del cimitero monumentale, quella che dà sullo stadio, con un mazzetto di margherite bianche avvolto in un pezzo di carta. Salvatore ha appena depositato un mazzo di fiori simile a quello che stringe in mano, incastrandolo tra le maglie della transenna posizionata all’ingresso di uno degli ambienti dell’edificio 1996 del cimitero monumentale. Uno di quelli inagibili dopo il terremoto del 2009 insieme all’edificio dei IX Martiri, a quello monumentale, a San Giuseppe dei Minimi, e sui quali i controlli e le restrizioni si sono fatti più stringenti dopo gli ultimi terremoti.

Per portare a termine i lavori il Comune è ancora alla ricerca di oltre 5 milioni, di cui una buona parte andranno all’estumulazione delle salme, preliminare alla ristrutturazione. È stato pubblicato sul sito del Comune un avviso (con elenco) per le estumulazioni nella chiesa di San Giuseppe dei Minimi. I familiari dei defunti sepolti in quell’edificio vengono invitati a prendere contatto con l’ufficio cimiteri.

«Lì sopra c’è la mia compagna». Salvatore indica la lapide della sua donna, scomparsa 4 anni fa: si chiamava Larysa. «Non sapevo che avessero chiuso, volevo mettere dei fiori», dice abbassando la voce. «La preghiera arriva anche da lontano», commentano due donne. Ma per tanti altri porre un fiore, accendere un lumino è qualcosa di più che un semplice rituale: è come continuare a prendersi cura dei propri cari. Per un bel po’ di mesi i familiari degli oltre 1.500 defunti dell’edificio “96” (2.400, invece, quelli dell’edificio monumentale e del loculario IX Martiri) non potranno avvicinarsi alle lapidi: le transenne, prima soltanto appoggiate e spostate di continuo dalla gente, ora sono fissate alle pareti. «Le persone continuavano a entrare», spiega Mario Ferella, della Protezione civile di Paganica. Le maglie di ferro delle grate si sono riempite di crisantemi, roselline, margherite. A presidiare gli edifici inagibili nel giorno dedicato ai defunti ci sono 20 volontari della Protezione civile e altri della Croce Rossa. «Che cosa possiamo farci? Di fronte a quello che è successo ad Amatrice dobbiamo avere pazienza», commenta il giornalista Demetrio Moretti. «La sicurezza delle persone viene prima di tutto». «Vorrei trovare il modo di mettere l’acqua ai fiori davanti alla lapide dei miei genitori e garantire un po’ di decoro», dice Paola Scafa. «Ho acceso dei lumini a casa, ma non è la stessa cosa».

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