Compel, no ai licenziamenti

Venerdì sciopero e protesta davanti a Palazzo Silone.

L’AQUILA. «La Provincia dell’Aquila dimentica la Compel e 50 lavoratori con meno di quarant’anni, che oltre al dramma del terremoto devono sopportare anche la beffa di perdere il posto di lavoro». È dura la denuncia con cui la Uilm, la Fiom e le Rsu aziendali accusano l’immobilismo delle istituzioni nei confronti della vertenza del gruppo, che marcia spedito verso il licenziamento anche di alcuni lavoratori dell’Intercompel.
Un destino che gli operai non intendono accettare senza tentare il tutto per tutto.
Così ieri mattina, dopo una breve assemblea sindacale, hanno marciato verso la sede della Provincia e dell’assessorato al Lavoro per chiedere alla presidente Stefania Pezzopane di includere anche la Compel fra le dieci priorità contemplate nel documento straordinario per il lavoro da proporre al ministro Maurizio Sacconi.

Uno sciopero di quattro ore e una manifestazione davanti a Palazzo Silone, sede della Regione, invece, è stato fissato da Uilm e Fiom per venerdì prossimo..
C’era malumore ieri fra i lavoratori, che hanno esposto uno striscione davanti alla Provincia, con la scritta «Compel licenzia i terremotati», aumentato quando si è capito che nessuno li avrebbe ricevuti. «La Provincia ci sta dimenticando», ha lamentato la segretaria provinciale della Uilm, Clara Ciuca, «è un fatto grave che nel documento per il ministro del Lavoro non ci sia traccia della Compel. Nessuno dice che 50 dipendenti fra Intercompel e Cn-System stanno per essere licenziati».

Ed è solo l’inizio, per i sindacati, preoccupati anche per l’assenza di un piano industriale che chiarisca il futuro del gruppo e dei lavoratori. «Si tratta di giovani con meno di 40 anni di età», ha spiegato ancora Ciuca, «per i quali non è possibile alcun percorso di accompagnamento alla pensione. Unica soluzione sarebbe una mobilità di 2-3 anni».
Antonella, per esempio, operaia di 37 anni e con dieci di lavoro in fabbrica alle spalle, un figlio adolescente e una vita da ricostruire dopo il terremoto che le ha distrutto la casa, avrebbe diritto a due anni di mobilità, poi il nulla.

«All’Intercompel lavorano quasi solo donne», ha raccontato la giovane, «con età media attorno ai 35-40 anni, quasi tutte sono sposate e hanno figli piccoli. Molte hanno inoltre lavorato sempre solo qui, e non sanno fare altro». Ora per i sindacati è arrivato il tempo delle certezze.
«Noi vogliamo che i politici, Pezzopane e Chiodi in testa, alzino il tiro con il governo», ha detto Ciuca, «devono pretendere maggiori strumenti per risolvere la vertenza Compel e la grave crisi occupazionale aggravata dal terremoto che travolge L’Aquila».
Una crisi che «potrebbe essere risolta solo con l’istituzione della zona franca».

Per il lavoro, dunque, secondo la Uilm «non è stato fatto abbastanza» e la situazione delle aziende del gruppo Compel rischia d’impantanarsi ancora di più.
Per la Cn-System, per la Technolabs, per la quale sono previsti 30 esuberi strutturali, per la P&A, che secondo le intenzioni dei vertici aziendali dovrebbe riassorbire i lavoratori risparmiati dall’Intercompel.
«Ma quale futuro avranno queste persone», chiede una rappresentante delle Rsu, «se anche la P&A è in crisi e da mesi senza commesse e se dal primo febbraio riprenderà la cassa integrazione?».
Una situazione assai difficile dalla quale i lavoratori non riescono a vedono una via d’uscita senza l’intervento deciso da parte delle istituzioni.