Crepe sul Velino, niente allarmi

La scoperta delle faglie sul Velino non preoccupa gli esperti. I fenomeni, che sono sotto osservazione, vengono definiti normali in caso di terremoti. Lo sottolinea Uberto Crescenti, docente di geologia applicata all'università D'Annunzio di Chieti ed ex rettore dello stesso ateneo

 L'AQUILA. La scoperta delle faglie sul massiccio del Velino - fatta dai coniugi Gerardo Chiocchio ed Enza Guerra, appassionati escursionisti (vantano quasi 600 ascese sul terzo monte più alto dell'Appennino) - non preoccupa gli esperti. I fenomeni, che sono comunque sotto osservazione, vengono definiti normali in caso di terremoti. Lo sottolinea Uberto Crescenti, docente di geologia applicata all'università D'Annunzio di Chieti ed ex rettore dello stesso ateneo.

 Professor Crescenti, ha visto che cosa è accaduto sul Velino, con la comparsa di spaccature di roccia e neve ghiacciata?
 «E' normale che si verifichino fessure in superficie quando ci sono crisi sismiche di questa entità. Credo che sul massiccio del Velino, dove ci sono rocce calcaree, si siano generate delle frane che hanno provocato le spaccature. La faglia altro non è che la rottura di pacchi di roccia, la cui resistenza è vinta dalle forze del sottosuolo».

 Ma c'è da stare tranqulli?
 «Purtroppo, ripeto, tutto rientra nella normalità. Anche in passato sono capitate cose simili nella stessa zona».

 Faccia un esempio.
 «Penso al disastroso terremoto di Avezzano del 1915. In superficie comparve una faglia larga mezzo metro e lunga chilometri. C'è uno studio di Ottone sul fenomeno».

 Terremoti nell'Aquilano, poi verso Campotosto, quindi sul Velino-Sirente e infine in Valle Peligna. La popolazione ha paura.
 «La preoccupazione doveva esserci anche prima della grande scossa del 6 aprile. L'Appennino è pieno di faglie. Ce lo insegna pure la storia. Eppure all'Aquila è capitato che la popolazione è stata rassicurata da chi non aveva dati certi. E' vero che non si poteva prevedere un terremoto ma è anche vero che non si poteva prevedere il contrario».

 La sua è una critica in piena regola.
 «Non voglio accusare nessuno. Però è molto importante conoscere la storia dei passati eventi e la loro cronaca. Nel 1703 l'Aquila fu colpita da eventi sismici che si manifestarono praticamente come quelli recenti. Ci furono scosse preparatorie a quella terribile del 2 febbraio, che causò 2500 morti. Questo si può leggere sul famoso volume di Mario Baratta pubblicato nel 1901. Non critico, ma sono dispiaciuto per come vengono gestite determinate situazioni in Italia. Servirebbe più umiltà da parte degli scienziati. Perché ci sono i cosiddetti precursori dei terremoti».

 Si riferisce al gas radon?
 «E non solo. Da tempo si sa che il gas aumenta in occasione di eventi sismici. Sul gas radon c'erano le registrazioni del tecnico Giampaolo Giuliani. Una ricercatrice dell'università di Bologna ha scritto: era così importante il titolo di studio di Giuliani? Con umiltà occorreva tenere conto delle rilevazioni di Giuliani, verificare i suoi dati e approfondire l'argomento. Una questione di saggia prudenza che forse avrebbe salvato vite umane. Perché un palazzo si può ricostruire, una vita umana no».

 Quali sono gli altri precursori di cui parla?
 «Gli animali. Il loro comportamento in occasione di eventi sismici può dare segnali importanti. Perché gli animali percepiscono la variazione dei campi elettromagnetici. A tal proposito c'è un bellissimo libro di Helmut Tributsch, professore di chimica al Max planck institut di Berlino, dal titolo "I profeti del terremoto". L'autore, di origine friulana, compì studi approfonditi e diede spiegazioni scientifiche. In Cina furono evitate tragedie grazie al monitoraggio degli animali. E' vero che altre volte furono fatte evacuazioni sulla base del comportamento degli animali e poi non accadde nulla, ma è preferibile una evacuazione in più inutile a un evento drammatico».

 Secondo lei L'Aquila andava evacuata dopo gli allarmi di Giuliani?
 «Quanto meno la popolazione andava allertata. La riflessione sulla lezione dell'Aquila è necessaria e doverosa».

 Professore, se lo chiedono in molti, non solo all'Aquila: ci saranno altri forti terremoti?
 «Non si può dire se tornerà o no un'altra forte scossa. Nel Friuli ci furono un terremoto a maggio e un altro più forte a settembre, dopo quattro mesi. Serve cautela, umiltà. E ripeto che andrebbero monitorati i cosiddetti precursori del terremoto: gas radon e animali».