Crollo Casa dello studente Superstiti chiedono i danni

Citazione milionaria in tribunale per Regione e Azienda per il diritto agli studi L’avvocato Della Vigna: sprezzante trascuratezza di doveri e norme di prudenza
L’AQUILA. I superstiti del crollo della Casa dello studente, nel quale morirono otto giovani e altri rimasero gravemente feriti, hanno intentato una causa civile per ottenere il risarcimento dei danni. Ieri, in una conferenza stampa, il legale dei sopravvissuti, Wania Della Vigna, presenti pure la consulente della Procura Margherita Aledda e Antonietta Centofanti, rappresentante del Comitato familiari vittime, ha reso noto i dettagli dell’iniziativa risarcitoria milionaria. Della Vigna, che tutela pure gli interessi della famiglia dell’unica vittima straniera, ritiene che i responsabili della tragedia siano la Regione e l’Azienda per il diritto agli studi universitari (Adsu). Si chiedono danni di natura patrimoniale e non, compresi quelli di danno esistenziale, biologico, morale e personale. Va infatti considerato che ci sono persone che hanno dovuto smettere di studiare non solo per danni fisici ma anche psicologici.
L’avvocato ha spiegato che la causa civile si sarebbe potuta evitare se solo la Regione avesse risposto a richieste di accordo fatte dalle parti lese. «La Regione», ha detto l’avvocato, «è proprietaria dell’immobile. Pertanto l’ente è responsabile di avere omesso di eseguire opere di manutenzione, ristrutturazione e adeguamento strutturale, per avere consentito l’esecuzione di opere che hanno aggravato la stabilità e di avere omesso di eseguire i controlli e vigilanza sull’edificio. L’Adsu è responsabile dei danni cagionati in quanto anch’essa custode, per avere omesso di eseguire opere di consolidamento statico, per non avere rispettato gli obblighi di garanzia, protezione e controllo». È stato poi ricordato che prima del sisma tutto il fabbricato venne ispezionato ma solo per un’ora e, dunque, in maniera superficiale visto che non fu notata una crepa in un muro che, a causa del sisma, si sfaldò. Dopo quel sopralluogo agli studenti fu detto che il palazzo era sicuro ed essi decisero di restarvi.
«Le perizie», ha aggiunto, «dimostrano che a carico di Regione e Adsu c’è la colpa grave intesa nell’intensa negligenza e sprezzante trascuratezza dei propri doveri e atteggiamento di disinteresse nell’espletamento delle loro funzioni». Nel ricorso si parla anche, ma a carico di funzionari amministrativi, di «macroscopica violazione delle norme e disprezzo delle comuni regole di prudenza». In sostanza la Regione e l’Adsu sembravano avere dimenticato che quel palazzo, realizzato nel 1965, era inizialmente un magazzino poi adibito a residenza senza alcuna verifica di staticità.
In sostanza una struttura non sicura fu adibita a casa di accoglienza per studenti. Nel corso della conferenza è stato anche ricordato come tutti, e soprattutto i politici, ignorarono gli studi di Abruzzo Engineering e Ingv che includevano anche questo tra gli edifici vulnerabili.
Se la Regione è stata inerte, dunque, sull’Adsu grava la responsabilità di avere offerto un immobile non immune da vizi.
Il ricorso è stato presentato per conto dei superstiti Cinzia Di Bernardo, Ana Paola Fulcheri, Stefania Cacioppo, Shahin Hisham, e dei familiari del defunto Hussein Hamade detto Michelone.
Nel corso del processo di primo grado il tribunale condannò quattro persone per omicidio colposo plurimo. La fissazione del processo di secondo grado è imminente.
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