Crollo Convitto, in aula due ministri

La difesa chiamerà a testimoniare la Gelmini e Matteoli. Prima udienza il 28

L'AQUILA. Due ministri compariranno come testimoni nel processo per il crollo del Convitto nazionale nel quale sono morti tre minorenni (Luigi Cellini, 15 anni, Ondreiy Nouzovsky, 17, e Marta Zelena,16) che inizia il 28 gennaio: si tratta di Maria Stella Gelmini (Istruzione) e Altero Matteoli (Infrastrutture) chiamati in causa dalla difesa.

Il 28 gennaio, dunque, sarà una data storica perchè prenderà il via il primo processo sui crolli dopo il terremoto, le vicende giudiziarie che maggiormente destano l'attenzione della città.

Sotto accusa, per omicidio colposo e lesioni, il preside del Convitto Livio Bearzi e il dirigente provinciale Vincenzo Mazzotta. Il preside e il dirigente della Provincia (ente che gestisce alcune strutture scolastiche) sono accusati di omicidio colposo e lesioni colpose. Il preside non avrebbe mai sottoposto la vecchia struttura ai restauri. Inoltre non sarebbe mai stato redatto un piano per la sicurezza. A Mazzotta sono mosse contestazioni simili. Tra le accuse al preside anche il fatto che sarebbe stato opportuno far evacuare l'edificio che è stato realizzato oltre un secolo fa. Ma il preside ha sempre obiettato che nessuna legge gli dava questa facoltà di far uscire i tre minorenni poi morti.

La richiesta di ascoltare i due ministri è stata fatta dall'avvocato di Bearzi, Paolo Enrico Guidobaldi. Infatti c'è una una legge potrebbe scagionare i due imputati. La legge invocata dalla difesa è stata promulgata il 30 ottobre del 2008 e riguarda il settore scolastico sotto il profilo delle responsabilità. In uno dei commi si legge che il ministero dell'istruzione nomina un soggetto attuatore, ovvero un commissario, che definisce gli interventi da effettuare per assicurare la messa in sicurezza dei cento edifici scolastici presenti sul territorio nazionale che presentano aspetti di particolare critica sotto il profilo della sicurezza sismica tra cui il Convitto. Qui le tesi della difesa: se il Convitto era un edificio da adeguare gli imputati vanno scagionati in quanto nessuna notizia in proposito è stata comunicata al preside. Se, invece, il Convitto era considerato adeguato a livello sismico non si vede la necessità di altri lavori chiesti agli imputati. E, infine, se la legge non è stata mai applicata la colpa non è di certo degli accusati. I ministri, competenti sul tema, dovranno spiegare come mai la legge per il Convitto non è stata applicata e perchè.

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