Danni per la «lingua blu» chiesto maxi-risarcimento

Gli allevatori portano in tribunale Regione e Asl e chiedono 300mila euro La motivazione: il vaccino ha causato una morìa di animali. Udienza il 29

L’AQUILA. Alcune aziende zootecniche hanno citato in giudizio per danni la Regione, l’Asl e l’Istituto zooprofilattico di Teramo in seguito alla morìa di animali causata, a loro dire, dalla vaccinazione contro la «blue tongue» patologia che colpisce ovini e bovini. L’antidoto venne somministrato per bloccare sul nascere gli effetti del virus. Ma il vaccino, secondo i ricorrenti, avrebbe fatto più danni della malattia. E, al riguardo, il 29 novembre ci sarà un’udienza davanti a un giudice del tribunale.

I fatti risalgono ad alcuni anni fa quando le autorità sanitarie furono allertate per il pericolo di questa epidemia che può provocare una mortalità abbastanza alta tra gli ovini mentre nei bovini la patologia è meno frequente .

Per questa ragione ci fu una vaccinazione di moltissimi capi di bestiame ma gli esiti, secondo le tesi dei ricorrenti, furono peggiori del male visto che molti animali ebbero gravi problemi, come quello del blocco della riproduzione. Poi, secondo quanto affermano alcuni allevatori, una parte del bestiame vaccinato si ammalò addirittura della stessa patologia.

«Non serviva la vaccinazione», ha commentato il portavoce del Cospa, Dino Rossi, «anche perché questo virus è frequente in zone dove fa molto più caldo, come per esempio la Sardegna, ma dalle parti nostre forse se ne poteva fare a meno». «Quando vidi che le cose non andavano», aggiunge, «inviai anche una denuncia corredata da documenti al procuratore aggiunto della Repubblica di Torino Raffaele Guariniello, ma l’inchiesta fu trasmessa all’Aquila per competenza territoriale e poi archiviata».

I danni che la somministrazione di questo vaccino, ritenuto inadatto, avrebbe creato sono giudicati considerevoli dai ricorrenti che, tramite il legale Maria Teresa Di Rocco, hanno chiesto un risarcimento che complessivamente sfiora i trecentomila euro. Il tutto corredato da cartelle con attestazioni di veterinari a sostegno di una tesi cui si oppongono con altrettante motivazioni gli enti chiamati in giudizio.

La «blue tongue» o lingua blu, detta così per via dei sintomi, si è diffusa in Italia negli ultimissimi anni. Gli animali che dovessero ammalarsi vengono sistematicamente abbattuti. Tra gli espedienti per bloccarne la diffusione c’è l’utilizzazione di insetti che eliminano i moscerini le cui punture trasmettono il virus.

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