Diaconale boccia Cialente: «Impreparato»

Il presidente del Parco sulle nomine degli organi dell’ente: «Una parte politica scarica su altri le colpe»

L’AQUILA. «Come diceva Totò, io non mi intimidisco». Una frase, detta «col sorriso sulle labbra» che la dice lunga sulla volontà del presidente del Parco Gran Sasso-Laga Arturo Diaconale di non farsi trascinare in polemiche politiche. Parole che arrivano alla fine della conferenza stampa alla sede del Parco ad Assergi, indetta per chiarire alcuni aspetti della nomina degli organi della Comunità del Parco e del rappresentante al consiglio direttivo, che aveva innescato una serie di contestazioni da parte del sindaco Massimo Cialente che aveva anche annunciato un ricorso al Tar.

Il presidente del Parco aveva sollecitato la presenza, alla conferenza, dello stesso Cialente, che però non si è presentato, declinando l’invito. «Il sindaco dell’Aquila ha sollevato un problema che oggettivamente esiste: la presenza nel consiglio direttivo della città più importante dell’area protetta, ma purtroppo la legge non prevede nel caso dei parchi l’opportunità del voto ponderale»: il voto dell’Aquila vale come quello del Comune più piccolo dell’area Parco.

«È stata scambiata la Comunità del Parco per il Parco stesso», ha detto Diaconale. «Dal 2007 il Parco, e non per colpa sua, non ha avuto un direttivo, e la mancanza di questo organo influisce negativamente sui rapporti con il territorio, di qui l’urgenza di convocare la Comunità del Parco per designare il componente mancante del direttivo. Non ho mai mescolato la politica e il mio ruolo istituzionale ma da giornalista posso dire che una parte politica è giunta impreparata all’appuntamento. Inutile scaricare sul Parco. Intendiamo comunque rispettare l’impegno preso nel 2011 con l’assessore Alfredo Moroni: il Comune dell’Aquila potrà partecipare come invitato permanente alle future riunioni del direttivo». Diaconale ha chiarito alcuni aspetti, il primo relativo al Piano del Parco: «L’ente ha il Piano dal 1999, ma i tempi lunghi della burocrazia ne hanno rallentato l’iter. Quattro anni per la risposta della Regione Abruzzo, 5 del Lazio e 6 delle Marche, poi le 250 osservazioni dei cittadini dei 58 comuni, 5 province e tre regioni che compongono l’area protetta. Finalmente il piano potrà andare all’approvazione del prossimo direttivo». Infine il progetto della seggiovia delle Fontari. «È un problema che non si può risolvere con le forzature. I tecnici sono al lavoro, una soluzione c’è, nel rispetto di leggi e regolamenti, evitando il rischio di incorrere in procedure d’infrazione».(r.p.)

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