Escursionista trovato morto sul Monte Prena: addio al 44enne dal cuore d’oro

Stefano Persichetti era uscito di casa giovedì mattina presto per un’escursione, poi è svanito nel nulla. Dopo 24 ore di ricerche i soccorritori lo hanno localizzato captando il suo telefono, è caduto nel vuoto
L’AQUILA. Era uscito di casa giovedì mattina presto, dicendo che sarebbe andato sul monte Prena per un’escursione. Ed è lì che Stefano Persichetti, 44 anni, è stato ritrovato dopo oltre 24 ore di ricerche, ormai senza vita.
24 ORE DI ANGOSCIA
In mezzo, il ritardo che si tinge di angoscia dei familiari non vedendolo rincasare, i tanti tentativi di telefonargli – tutti andati a vuoto – fino al coinvolgimento delle forze dell’ordine che avviano subito le ricerche, tra i carabinieri forestali, quelli di Castel del Monte, vigili del fuoco, Soccorso alpino e speleologico (Cnsas) e Soccorso alpino della Guardia di finanza (Sagf). Con il 44enne che è stato cercato anche sul versante teramano del Gran Sasso, al di là della cresta.
L’INDIZIO
Poi il ritrovamento dell’auto del 44enne, in un’area di sosta lungo la strada che conduce al Camicia, in prossimità della vecchia miniera. Anche se, di lui, nessuna traccia. Quindi il volo degli elicotteri attorno a quella vetta da lui stesso nominata prima di svanire nel nulla. E il maltempo, unito al buio della notte, che però complica tutto, fino alla sospensione delle ricerche.
LA SVOLTA
Nella mattinata di ieri fanno però la loro comparsa le strumentazioni in dotazione alla Guardia di finanza (Imsi catcher) – giunta intanto sul posto con un elicottero da Pratica di Mare – che fungono da ripetitore intercettando il segnale emesso dal telefonino in uso al disperso, fino a indicarne un punto esatto. Proprio a ridosso di una zona in procinto di essere battuta dalle squadre di terra. Ed eccolo lì il corpo di Stefano, disteso alla base di un salto di roccia alto una quindicina di metri. Un’altezza cioè compatibile con una caduta fatale. Forse per aver messo un piede in fallo, disorientato dalla nebbia. O forse scivolato a causa del terreno reso infido dalla pioggia. Accanto a lui, in zona Vado di Ferruccio – a monte dell’ex bivacco Lubrano oggi Desiati –, lo zaino contenente i suoi effetti personali, compreso il telefonino che ha instradato i soccorritori, ma che in quel punto risultava non raggiungibile. Infine l’arrivo di un medico del 118 a constatare il decesso del 44enne, poi trasferito all’obitorio del San Salvatore dopo il via libera del pm, Roberta D’Avolio, che ne ha disposto l’autopsia. Con i soccorritori a loro volta riportati al campo base di Fonte Vetica a bordo di un elicottero dei vigili del fuoco. Si chiude così nel peggiore dei modi una 24 ore di ricerche proibitive, complicate dal maltempo e dalla morfologia dell’area. Tanto che oggi resta solo il dolore di parenti e amici, in aggiunta all’amarezza di chi ha cercato invano di riportare Stefano a casa sano e salvo, ma senza successo.
CHI ERA STEFANO
Videomaker per passione e vocazione, Stefano Persichetti era riuscito ad abbinare la sua naturale inclinazione artistica con una spiccata sensibilità d’animo che in molti oggi rimpiangono. Di qui i suoi lavori sugli orrori delle guerre, e sui disagi di chi vive in condizioni di indigenza. Era figlio di Berardino Persichetti – pediatra, oggi in pensione, ed ex consigliere comunale nonché attivista dei comitati cittadini sorti dopo il sisma per vigilare sulla ricostruzione – e di mamma Anita Franceschin. Lascia anche la sorella Laura.
IL PRECEDENTE
Lo scorso 12 luglio, a perdere la vita sul Gran Sasso era stato l’imprenditore Nino Scipioni, vittima di un incidente in quota e poi rinvenuto da due escursionisti imbattutisi in una giacca con tracce di sangue. Poco più a valle, poi, la scoperta del corpo dell’83enne.