Favorì i Taddei, architetto va a processo

Rinviato a giudizio il dirigente dei Beni culturali Finarelli: è accusato di abuso d’ufficio e falso

L’AQUILA. Rinviato a giudizio (prima udienza 2 marzo 2017), con l’accusa di abuso d’ufficio e falso, un dirigente della Soprintendenza. Si tratta dell’architettoClaudio Finarelli, di 64 anni, originario di Civitaluparella e residente a Chieti. L’uomo è finito nei guai nella sua qualità di responsabile unico del procedimento per i lavori legati agli scavi archeologici di accertamento propedeutici al progetto delle mura civiche nell’area antica della cosiddetta Porta Barete e della messa in sicurezza delle mura rinvenute nell’area di fronte al condominio via Roma 207.

Secondo quanto contenuto nel capo d’imputazione, nel mese di febbraio del 2014 l’imputato aveva affidato i lavori di scavo a una delle aziende del gruppo Taddei, in somma urgenza e senza gara, pur sussistendo, a carico della società, “pregiudizi ostativi per l’affidamento di contratti di lavori pubblici”. Inoltre, lo stesso dirigente dei beni culturali avrebbe attestato falsamente la stessa esistenza di circostanze di somma urgenza, recepite poi in un decreto della direzione regionale per i beni culturali, con l’affidamento diretto delle opere per un ammontare complessivo pari a 125mila euro. A carico dell’azienda, infatti, risulterebbe «l’iscrizione di annotazione nel casellario informatico dell’Autorità di vigilanza dei contratti pubblici, inserita nel 2013, disposta a seguito di un contenzioso insorto con la stazione appaltante per la presentazione di falsa documentazione in fase di presentazione dell’offerta di partecipazione a gara pubblica». Il sostituto procuratore Simonetta Ciccarelli accusa il dirigente dei beni culturali di aver intenzionalmente procurato all’azienda dei Taddei «un ingiusto vantaggio patrimoniale pari all’importo dell’affidamento dei lavori, eseguiti in via d’urgenza a febbraio e marzo 2014».

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