I genitori: in Procura invece di armarci

Frasi-choc, indignazione senza freni. Striscione in città: «L'unica mente fragile sei tu»

L'AQUILA. «Noi genitori, invece di armarci, ci siamo rivolti alla Procura, allo Stato. È così che funziona. Questo, un presidente del consiglio, dovrebbe saperlo bene». Angelo Lannutti, papà senza più Ivana, 22 anni, replica così alle affermazioni del premier. Non si arresta l'ondata di indignazione, il giorno dopo le dichiarazioni di Berlusconi sui parenti delle vittime potenziali sparatori contro la Protezione civile. In viale Corrado IV compare lo striscione: «L'unica mente fragile sei tu!!».

NIENTE ARMI. Papà Lannutti, che compare nella foto pubblicata ieri mentre stringe la mano al procuratore Alfredo Rossini, precisa che «i genitori delle vittime del sisma, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, furono avvicinati dal procuratore, unica autorità a manifestare la sua vicinanza a un gruppo di cittadini, non a un comitato contro il processo breve. Genitori che vogliono perseguire l'unico obiettivo della giustizia e dell'accertamento della verità. Oggi siamo di fronte a un'uscita fuori luogo da parte del presidente del Consiglio. Le ipotesi sulle quali lavora la Procura dell'Aquila sono contenute all'interno di dettagliati e circostanziati esposti presentati da cittadini i quali, invece di armarsi, si sono rivolti alla Procura della Repubblica, cioè allo Stato. Si fa così, e il premier questo dovrebbe saperlo. Ora, sulla vicenda della commissione Grandi rischi, non è che il procuratore si è alzato la mattina e si è messo a contestare i reati. Ha ricevuto e ha letto gli esposti e le denunce circostanziate da parte di genitori e avvocati. Evidentemente sono stati trovati riscontri a quelle che sono state le nostre indicazioni».

LA LETTERA. Mamma Lisana Di Cioccio, di Raiano, cofondatrice dell'Avus (Associazione vittime universitarie sisma 6 aprile 2009), non ha più con sé la figlia Carmelina Iovine, 23 anni, già laureata in Psicologia, e all'Aquila nella notte maledetta per frequentare i corsi della specialistica. La donna ha inviato al Centro la lettera che segue: «Macerie dentro e fuori. Si è parlato tanto della rimozione delle macerie all'Aquila, ma le macerie che abbiamo dentro, non le rimuoverà più nessuno. Il libro che abbiamo scritto noi genitori insieme al giornalista Umberto Braccili, oltre a tenere vivo il ricordo dei nostri figli, servirà a far sentire le loro grida di giustizia, è un libro-denuncia su quello che non è stato fatto e su quello che doveva essere fatto.

Le domande che ci lacerano il cuore sono sempre le stesse: perché i nostri figli non sono più con noi, perché gli studenti, la stessa popolazione non è stata informata e messa in condizione di scegliere se lasciare le case? Le autorità, a cominciare dalla Protezione civile per finire alla commissione Grandi rischi e senza escludere il Comune e l'Università, potevano fare qualcosa? Se è vero che i terremoti non possono essere previsti avevamo comunque il diritto di essere allertati e avvisati dell'esistenza di un grave rischio. Non conoscevo i vari studi sul terremoto, eppure qualcuno li aveva fatti. Non sapevo del lavoro commissionato all'Abruzzo Engineering, eppure qualcuno sapeva, non conoscevo lo studio sul radon eppure qualcuno sapeva che lo stavano monitorando. Sentivo solo parlare di scosse benefiche che sfogavano l'energia del terremoto...non è stato così. Vogliamo la verità, ma questo non ha mai interessato le istituzioni. I nostri figli sono stati dimenticati già dal 7 aprile. Il nostro dolore non fa più notizia.

Il procuratore Rossini ha indagato per omicidio colposo, perché di questo si tratta, di omicidio. Quando vado a trovare Carmelina che mi guarda con quel sorriso che sempre aveva stampato sul viso sento che mi chiede: "Ma', perché sto qua? Di chi è la colpa? Avevo tutta la vita davanti...". Cosa posso rispondere, che i responsabili che avevano le competenze e il dovere di proteggerli non l'hanno fatto, che persone avide hanno lucrato sul materiale delle costruzioni, che non è colpa del terremoto ma della superficialità dell'uomo... Ma noi continueremo a combattere per voi, perché questo avrebbero fatto loro. Anzi, conoscendo Carmelina, lei avrebbe fatto molto di più».

«INDIGNATI». Anche ieri sono arrivate al Centro numerose telefonate di cittadini indignati. «Vorrei ringraziare Giustino Parisse», dice Luciana Taranta, «per le cose che ha scritto. Pensavo davvero che la misura fosse colma e invece ogni giorno scopriamo una cosa nuova. Siamo indignati, e quello che scrive Parisse ben rappresenta il nostro stato d'animo in questo momento difficile».

DAL BLOG. Centinaia di interventi sul blog di Parisse. Alessandro scrive: «Non voglio commentare il male, ma solo manifestare a Lei e a tutta la gente dell'Aquila la mia solidarietà ed il mio profondo rispetto. L'Italia ha l'obbligo morale di fare chiarezza sull'incubo del terremoto. Sarebbe così se anche l'Italia non fosse caduta anch'essa nell'incubo di cui dà amaro spettacolo». Paola De Santis scrive: «Tre cose: 1) Non si sta indagando nessuno per il fatto che non si è stati in grado di prevedere il terremoto (il terremoto non si può prevedere ed è un dato assodato); se non si può prevedere, però, è sbagliato dire che è tutto tranquillo come è sbagliato gettare il panico tra la gente. Il punto è un altro: si è fatto tutto il possibile per valutare serenamente ma seriamente il significato e le conseguenze di tutte quelle scosse che si succedevano da mesi? Leggete le dichiarazioni di Boschi sulla riunione della commissione grandi rischi e capirete; 2) Le offese gratuite rivolte ai parenti delle vittime sono sconcertanti e dolorose. I parenti, in questi mesi, non hanno mai espresso vendetta, ma hanno solo chiesto legittimamente che si faccia chiarezza su quanto accaduto. e non si devono giustificare per questo, perché stanno esercitando un loro diritto (anzi forse un dovere); 3) Mi auguro che queste dichiarazioni gravissime e sconsiderate non spostino l'attenzione dal problema tasse e dalla lunga serie di problematiche legate al futuro dell'Aquila».

FACEBOOK. Nasce il gruppo «Ogni abruzzese è meglio di Berlusconi». Gli amici del Centro esprimono solidarietà ai familiari delle vittime. Fulvia Barberis scrive: «Che schifo...308 morti sulla coscienza e ancora parlano...e quelli fragili di mente sarebbero gli aquilani? Che orrore!».

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