I vertici della Commissione Grandi Rischi si dimettono dopo la sentenza del tribunale dell'Aquila / Twitter - Video

23 Ottobre 2012

I primi effetti della condanna a sei anni per i sette scienziati accusati del mancato allarme prima del 6 aprile 2009. Luciano Maiani lascia: “Non ci sono le condizioni per lavorare con serenità”. Intanto le difese pensano già all’appello, in programma tra un anno

L’AQUILA. «Non credo che ci siano le condizioni idonee per poter proseguire il nostro lavoro con serenità». Così Luciano Maiani, presidente della Commissione Grandi Rischi, annuncia le sue dimissioni dal ruolo di capo della Commissione. «Avevamo già fatto presente che le condizioni in cui opera la commissione - ha aggiunto Maiani - non permettono di lavorare con tranquillità e in serenità. La commissione è completamente disarmata. Per questo ritengo di interrompere il mio lavoro e insieme a me hanno consegnato la lettera di dimissioni anche il presidente emerito (Giuseppe Zamberletti) e il vicepresidente (Mauro Rosi)».

Dopo le dimissioni dei vertici, lasciano altri membri della commissione Grandi Rischi. Fra i primi ad averle rassegnate è Roberto Vinci, direttore dell’Istituto per le tecnologie della costruzione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), che oggi ha scritto al presidente del Consiglio, Mario Monti. «Al momento - ha detto Vinci - alcuni membri si sono dimessi, mentre altri si vogliono autosospendere». La decisione di dimettersi, ha detto Vinci, si devono a due motivi: il primo, spiega, è una sorta di «autodifesa»: «ho visto che cosa è successo e ho pensato alla mia famiglia, conosco le persone condannate e sono persone per bene. Scatta l’autodifesa quando si è sotto attacco per un fraintendimento totale delle responsabilità. Il tipo di accusa e di pena mi hanno fatto pensare ai tempi dei Giacobini». Il secondo motivo delle dimissioni è voler «dare un segnale, per quanto valga in questo Paese, di un appoggio al persone che, forse per aver agito con una certa ingenuità e certamente sotto il peso di una grande pressione , sono state accusate di omicidio multiplo».

Intanto le difese dei sette componenti condannati della commissione Grandi rischi pensano già all’appello. Il processo di secondo grado dovrebbe essere fissato tra l’autunno e la fine del 2013. Entro 90 giorni verranno depositate le motivazioni e poi le difese lavoreranno al ricorso per cui hanno a disposizione 45 giorni. È l’avvocato Marcello Melandri, che assiste Enzo Boschi, a tracciare la linea. «Aspetteremo le motivazioni e poi lavoreremo all’appello sperando in un risultato migliore». All’indomani della sentenza choc del giudice Marco Billi, 6 anni di reclusione e interdizione perpetua per tutti, «sono ancora più incredulo, ci ripenso e mi chiedo il perchè», commenta.

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