«Ieri & Oggi», sfogliando l’album della città
Piazza Duomo com’era nell’antichità, la prima foto in omaggio ai lettori |
L’AQUILA. Pubblichiamo oggi la prima delle foto dell’iniziativa «Ieri & Oggi - Le città abruzzesi nell’album del tempo», la nuova iniziativa del nostro giornale. Le foto saranno date in omaggio ai lettori de il Centro oggi, giovedì prossimo e poi due volte a settimana, il martedì e il giovedì, fino all’11 ottobre. La foto antica di oggi è Piazza Duomo e il mercato. Un luogo storico della città.
Piazza Duomo non è una piazza qualsiasi, e non solo per essere la maggiore della città, il grande spazio rettangolare dove ancora oggi, tutti i giorni feriali, si svolge il mercato. Essa rappresenta, fin dall’origine la ragione stessa della città, che viene costruita nella prima metà del Duecento proprio come luogo degli scambi in un territorio costellato di piccoli centri feudali ad economia chiusa. È evidente che per uscire da quella condizione di arretratezza, e quindi competere con le realtà comunali dell’Italia Centro-settentrionale, bisognava creare una struttura nuova per stare al passo coi tempi, una città che permettesse lo sviluppo rapido del commercio e l’affermarsi della nuova classe sociale borghese.
Il sito prescelto per la grande impresa della fondazione fu una grande spianata sul Colle di Accule, al confine fra le diocesi di Forcona e Amiterno, il cui centro corrisponde con buona approssimazione alla piazza attuale. Qui si svolgevano fiere periodiche, e quindi si trattò di rendere stabile un fenomeno episodico. Un’operazione certo non facile e, per molti versi, rivoluzionaria e pericolosa, ma che aveva dalla sua la determinazione propria di chi intravvede le possibilità di rapido guadagno, di emancipazione sociale, di libertà e di potere offerte dalla nuova città.
I coraggiosi pionieri iniziarono a costruire le prime case intorno alla piazza del mercato in un moto spontaneo, ma inarrestabile, tanto da arrivare a chiedere al Papa, nel 1229, il permesso ufficiale che doveva legittimare il fenomeno in atto, se non già compiuto. E quando a questo nucleo primitivo radiocentrico di epoca sveva, si sovrappose lo schema ortogonale angioino, nella ricostruzione successiva alla distruzione operata nel ’59 da Manfredi, la vecchia piazza continuerà a svolgere il suo ruolo di cuore pulsante della vita economica cittadina.
Non è un caso che la piazza non appartenesse a nessuno dei “locali” che raggruppavano i cittadini secondo il centro antico di provenienza, ma fosse lo spazio di tutti, il luogo pubblico per eccellenza, ben distinto dal resto della città nella sua destinazione funzionale. Selciata nel 1309 e dotata di due fontane, una a capo e l’altra a piedi, e quindi resa più comoda e bella, la piazza fu giudicata dal Fonticulano superiore a piazza Navona, essendo di ampiezza simile, ma più proporzionata di quella. Vi confluivano sedici vie, ora ridotte a quindici, e la sensibile pendenza ne agevolava la pulizia e il dilavamento.
E se le trasformazioni intervenute nel tempo ne hanno modificato quasi integralmente la fisionomia originaria, fatta di botteghe e negozi (di cui rimane traccia nelle cosiddette “Cancelle”), ancora oggi la piazza mantiene con caparbietà il suo carattere di centro commerciale naturale, nella lotta impari ai discount e agli ipermercati
Piazza Duomo non è una piazza qualsiasi, e non solo per essere la maggiore della città, il grande spazio rettangolare dove ancora oggi, tutti i giorni feriali, si svolge il mercato. Essa rappresenta, fin dall’origine la ragione stessa della città, che viene costruita nella prima metà del Duecento proprio come luogo degli scambi in un territorio costellato di piccoli centri feudali ad economia chiusa. È evidente che per uscire da quella condizione di arretratezza, e quindi competere con le realtà comunali dell’Italia Centro-settentrionale, bisognava creare una struttura nuova per stare al passo coi tempi, una città che permettesse lo sviluppo rapido del commercio e l’affermarsi della nuova classe sociale borghese.
Il sito prescelto per la grande impresa della fondazione fu una grande spianata sul Colle di Accule, al confine fra le diocesi di Forcona e Amiterno, il cui centro corrisponde con buona approssimazione alla piazza attuale. Qui si svolgevano fiere periodiche, e quindi si trattò di rendere stabile un fenomeno episodico. Un’operazione certo non facile e, per molti versi, rivoluzionaria e pericolosa, ma che aveva dalla sua la determinazione propria di chi intravvede le possibilità di rapido guadagno, di emancipazione sociale, di libertà e di potere offerte dalla nuova città.
I coraggiosi pionieri iniziarono a costruire le prime case intorno alla piazza del mercato in un moto spontaneo, ma inarrestabile, tanto da arrivare a chiedere al Papa, nel 1229, il permesso ufficiale che doveva legittimare il fenomeno in atto, se non già compiuto. E quando a questo nucleo primitivo radiocentrico di epoca sveva, si sovrappose lo schema ortogonale angioino, nella ricostruzione successiva alla distruzione operata nel ’59 da Manfredi, la vecchia piazza continuerà a svolgere il suo ruolo di cuore pulsante della vita economica cittadina.
Non è un caso che la piazza non appartenesse a nessuno dei “locali” che raggruppavano i cittadini secondo il centro antico di provenienza, ma fosse lo spazio di tutti, il luogo pubblico per eccellenza, ben distinto dal resto della città nella sua destinazione funzionale. Selciata nel 1309 e dotata di due fontane, una a capo e l’altra a piedi, e quindi resa più comoda e bella, la piazza fu giudicata dal Fonticulano superiore a piazza Navona, essendo di ampiezza simile, ma più proporzionata di quella. Vi confluivano sedici vie, ora ridotte a quindici, e la sensibile pendenza ne agevolava la pulizia e il dilavamento.
E se le trasformazioni intervenute nel tempo ne hanno modificato quasi integralmente la fisionomia originaria, fatta di botteghe e negozi (di cui rimane traccia nelle cosiddette “Cancelle”), ancora oggi la piazza mantiene con caparbietà il suo carattere di centro commerciale naturale, nella lotta impari ai discount e agli ipermercati