«Il Comune tiri fuori le carte dei canoni»

I giudici del Tar accolgono l’istanza di accesso nell’ambito del ricorso dei residenti del Progetto Case

L’AQUILA. «Il Comune tiri fuori le carte dei canoni del Progetto Case». I giudici del Tar impongono all’ente di dare seguito a quanto chiesto da Vincenzo Marucci, il quale – nell’ambito del ricorso principale dei residenti nel Progetto Case e nei Map, i quali contestano i criteri di pagamento dei canoni di compartecipazione per chi vive nelle case provvisorie – aveva proposto istanza di accesso per ottenere la visione degli atti.

Si tratta, più in particolare, della documentazione sulla base della quale l’amministrazione comunale era arrivata a determinare il cosiddetto “costo storico relativo alla manutenzione ordinaria degli alloggi e relative parti comuni”.

La battaglia tra residenti e Comune parte da lontano, e fu oggetto anche di un assedio alla sede provvisoria del Comune, a Villa Gioia, nel corso del quale il sindaco finì nel mirino di centinaia di persone che contestavano il pagamento. Da quella manifestazione era poi nato un movimento, di cui fanno parte centinaia di cittadini, una parte dei quali ha presentato – attraverso gli avvocati Fausto Corti e Sara Cecala – un ricorso alla giustizia amministrativa per ottenere l’annullamento della delibera di consiglio comunale numero 29 del 19 marzo 2015, in forza della quale sono stati stabiliti gli oneri economici degli assegnatari di Moduli abitativi provvisori e alloggi del Progetto Case per l’utilizzo di queste sistemazioni provvisorie.

In attesa che venga definita la questione principale, i ricorrenti hanno ottenuto un primo risultato. I residenti contestano la mancata presa visione degli atti per il fatto che il Comune avrebbe compreso, erroneamente, non soltanto i costi storici propriamente intesi, ma anche spese relative a interventi di manutenzione straordinaria non imputabili ai cittadini ricorrenti e che, a loro dire, non avrebbero potuto gravare su di essi a termini di legge.

Il Comune ha ribattuto che la richiesta di accesso sarebbe inammissibile perché relativa non ad atti in possesso dell’ente, bensì a «meri dati provenienti da fonti diverse, da estrarre e assemblare». Di diverso parere i giudici del Tar che hanno stabilito che il Comune può tirare fuori le carte «senza ulteriore defatigante attività di ricerca, estrazione o interpolazione».

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