Il pm: subappalti irregolari e zero controlli

Ecco le altre contestazioni alle imprese “Barattelli” e “Marinelli ed Equizi” nel mirino della Procura
L’AQUILA. Non c’è soltanto il fronte dei lavori affidati in via diretta, senza gara. Nell’inchiesta della Procura aquilana con 12 indagati per la vicenda della ristrutturazione post-terremoto di tre palazzine della caserma Campomizzi per ricavarne alloggi da destinare agli sfollati spunta anche il filone delle irregolarità nella fase di esecuzione dei lavori e nelle procedure dei subappalti. E, aspetto non di secondaria importanza, emerge anche la scarsità dei controlli che l’accusa ritiene possa sconfinare in una sorta di accondiscendenza da parte dei «controllori».
Il giorno dopo i sequestri per 2,5 milioni di euro, scattati all’Aquila e a Tortoreto nei confronti delle due note imprese aquilane «Fratelli Ettore&Carlo Barattelli srl» e «Marinelli ed Equizi srl», entrambe impegnate nei lavori post-terremoto nella struttura militare che si trova nella zona Ovest della città, emergono nuovi particolari dall’indagine portata avanti per mesi dagli uomini della Guardia di Finanza.
In particolare, l’ipotesi accusatoria verte sul fatto che i dirigenti e tecnici del Provveditorato alle Opere pubbliche abbiano in una prima fase adottato procedure e soluzioni tese a favorire l’ingresso delle due ditte in questione nei lavori alla Campomizzi. E che in una seconda fase abbiano chiuso un occhio quando si trattava di verificare la fase di esecuzione dei lavori e tutti gli aspetti inerenti ai subappalti e subaffidamenti, che si ipotizza siano stati né autorizzati e neanche dichiarati alla stessa stazione appaltante. Insomma, un diffuso quadro di illegalità sul quale la Procura aquilana, su impulso del pm Stefano Gallo, vuole vederci chiaro.
Nel corso delle indagini, tra le altre cose, è venuto fuori il fatto che molte tra le imprese designate direttamente dalla ditta «Marinelli ed Equizi» e dall’unico subappaltatore ufficiale, la «Barattelli», abbiano realizzato i loro lavori in assenza di autorizzazione e di comunicazione, violando dunque la disciplina che regolamenta i subappalti oltre che lo specifico capitolato. E ancora. Gli stessi investigatori, che hanno proceduto al sequestro di una copiosa mole di documentazione contabile anche in via informatica, hanno scoperto che gli elaborati progettuali e tecnici che la stazione appaltante non aveva neppure predisposto per la fase della procedura negoziale erano stati redatti in un periodo successivo persino all’avvio delle opere. I progetti erano stati affidati a professionisti esterni direttamente incaricati e pagati dalle imprese «Marinelli ed Equizi» e «Barattelli». Ecco perché sono stati indagati anche gli ingegneri. Dall’esame dei documenti sono spuntati fuori degli atti ritenuti falsi e fatture emesse e utilizzate per importi in tutto o in parte inesistenti, strumentali alla commissione degli altri reati contestati. Ci sono anche false fatture per 600mila euro.