Il sisma del 1915 in un film inedito

Proiezione al castello Orsini, le immagini commuovono la platea.

AVEZZANO. Le immagini riprese dai cinematografi francesi dell’Istituto Gaumount delle strade invase dalle macerie e dei corpi delle vittime trasportati su barelle improvvisate, hanno fatto calare il silenzio al castello Orsini nel giorno della commemorazione del sisma che sconvolse la Marsica il 13 gennaio 1915.

L’attenzione di studenti, autorità e cittadini è stata rapita da quelle brevi sequenze inedite mute che mostravano una città distrutta e i soccorritori che, ad un mese dal terremoto, scavavano ancora. Cumuli di macerie in bianco e nero che hanno riportato alla mente le stesse macerie del sisma del 6 aprile. È stato proprio questo legame tra i due eventi sismici a caratterizzare la giornata di ieri, nella quale si sono alternati momenti di riflessione, cultura e preghiera. Le associazioni combattentistiche non hanno potuto fare a meno di raggiungere il Memorial, monumento posto ai piedi del monte Salviano, per onorare insieme al primo cittadino di Avezzano, Antonio Floris, al vescovo dei Marsi, monsignor Pietro Santoro, e alle autorità civili e militari, le vittime del terremoto di 95 anni fa.

Sulle note del silenzio, suonato dalla banda della scuola media «Vivenza», il sindaco ha posato la corona alla stele e ha poi ricordato che «Avezzano venne distrutta perché allora non si sapeva come costruire, ma ora è diverso. Il 6 aprile ci deve far riflettere e soprattutto non ci deve far trovare giustificazioni agli errori altrui. Dalla speranza deve crescere la consapevolezza del futuro». Non ha dimenticato le popolazioni aquilane, né quelle di Haiti straziate poche ore fa da un sisma del 7º grado, monsignor Santoro spiegando che «essendo vescovo di questa terra ne ho assunto anche il suo dolore. Proprio ricordando il dolore di allora la Marsica deve essere testimonianza della speranza che non muore».

Quando Avezzano 95 anni fa si svegliò non c’erano più edifici, chiese e strade. Dalle foto storiche del documentario di Raffaello Di Domenico, proiettato ieri per la prima volta, si distinguono i resti della città e i pochi sopravvissuti che cercavano di coprirsi come meglio potevano per ripararsi dal freddo. Tra i primi a soccorrere le popolazioni terremotate ci furono le crocerossine che «medicavano i feriti in un vagone ferroviario messo a loro disposizione e per questo ottennero la prima medaglia d’oro», ha raccontato Maria Teresa Letta, commissario Croce Rossa Abruzzo, ai tanti presenti al convegno «95 anni dopo per non dimenticare» organizzato da Italia nostra. La giornata della memoria si è conclusa con una messa celebrata dal vescovo e con uno spettacolo teatrale «Così è (se vi pare)» messo in scena dalla rete Teatri d’Abruzzo.