Immobili a Pettino braccio di ferro Comune-consorzio

L’ente vuole scambiare con l’Ater gli appartamenti acquisiti nell’ambito del progetto di riqualificazione di Porta Leoni
L’AQUILA. Con una permuta di immobili tra Comune e Ater partirà la riqualificazione di Porta Leoni. Uno scambio al quale l’amministrazione punta da tempo per portare avanti il progetto integrato di riqualificazione urbana e sociale delle periferie più prossime al centro storico. Il Comune ha chiesto all’Ater, l’Azienda per la residenzialità pubblica, uno scambio tra immobili per poter procedere alla realizzazione di un belvedere sulla Valle dell’Aterno. Attualmente l’Ater sta procedendo alla stima dei propri beni su Porta Leoni per stabilire il valore della permuta. Gli appartamenti che il Comune scambierà con l’Ater sono alcuni di quelli del “Consorzio 201” di via Francia, a Pettino, realizzati da un consorzio di cooperative che costruì diverse palazzine per un totale, appunto, di 201 appartamenti. Un’ottantina dei quali sono oggi liberi in quanto i proprietari hanno optato, al momento della ricostruzione, per l’abitazione equivalente e hanno già lasciato via Francia. Su questi il Comune, che ne è diventato proprietario in base alle norme post-sisma, chiederà lo scambio con i palazzi Ater, che verranno abbattuti, con spazio urbano da recuperare e un parcheggio sotterraneo che andrebbe finalmente a decongestionare la zona.
Ma sulla vicenda ha pesato un botta e risposta tra l’amministrazione comunale e il consorzio di cooperative, che rivendica la proprietà sugli appartamenti liberati. Ignorando l’intervenuta ordinanza commissariale del 2009 che prevede, all’articolo 4 (che si occupa delle cooperative edilizie a proprietà indivisa) adibite ad abitazione principale e per le quali i proprietari abbiano chiesto abitazione equivalente, l’acquisizione da parte del Comune. In sostanza, l’amministrazione entra in possesso di quegli alloggi.
A ricostruire la vicenda è l’assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano. «Il consorzio pretende di affrontare la situazione con le leggi ordinarie, ma in un contesto di post-sisma si procede con leggi straordinarie, come appunto l’ordinanza 3803 del 2009», commenta. «Purtroppo c’è sempre qualcuno che pensa di fare cassa con le disgrazie, in questo caso il sisma, perché, evidentemente, il consorzio nella sua visione diventerebbe in questo modo proprietario di appartamenti da vendere». In sostanza il consorzio costruttore avrebbe rivendicato la proprietà sugli appartamenti nel frattempo liberati dagli inquilini che hanno scelto l’abitazione equivalente, mentre le norme post-sisma da più parti sottolineano il contrario: oltre all’ordinanza del 2009 anche la legge 235, secondo la quale l’abitazione equivalente comporta il trasferimento della vecchia abitazione in capo al Comune. In particolare, nel rispetto di quanto previsto dalle ordinanze e dai decreti post-sisma, l’assessorato chiarisce che «è doveroso procedere all’acquisizione al patrimonio comunale», anche perché «è opportuno concentrare in singoli edifici la proprietà comunale di subentro onde consentire una gestione più semplice ed efficace dei rispettivi beni patrimoniali».
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