Incendio doloso a Campo Imperatore, l’inchiesta punta in alto 

Individuati gli esecutori materiali del disatro ambientale sul Gran Sasso, scatta la fase-2: nel mirino l’omesso controllo

L’AQUILA. In arrivo la seconda fase dell’inchiesta sul rogo a Fonte Vetica, sul Gran Sasso d’Italia, in area protetta. Dopo la prima indagine, con 14 sospettati, quasi tutti della provincia di Pescara, in quanto responsabili di avere causato le fiamme, presto ci sarà un passo avanti. Sarà aperto un nuovo fascicolo contro ignoti finalizzato a individuare possibili responsabilità ad alto livello, dando risposte alle denunce che sono state presentate alla Procura della Repubblica nelle quali sono state segnalate presunte omissioni e sottovalutazioni.
LA PRIMA INCHIESTA. La prossima settimana potrebbe riservare sviluppi in relazione agli interrogatori dei 14 giovani che il Nipaf ha denunciato per incendio colposo dopo aver partecipato all’arrostata finita male in occasione della Rassegna degli ovini organizzata dalla Camera di Commercio. Finora queste persone sono state ascoltate solo come persone informate sui fatti, ma ora sono indagati a tutti gli effetti e, assistiti dagli avvocati di fiducia, potrebbero anche dare una diversa versione di quanto viene loro contestato. Possibile anche un ricorso per ottenere la restituzione di tutto quanto è stato loro sequestrato, a cominciare da un furgone cassonato con il quale erano giunti sul posto. Mezzo usato per trasportare una casetta in legno.
OMISSIONI. Uno degli esposti più dettagliati, alla Procura della Repubblica e a quella contabile, è stato presentato da Augusto De Sanctis, presidente della stazione ornitologica abruzzese. A suo avviso l’organizzazione dell’iniziativa e la procedura autorizzativa avrebbero dovuto tener conto degli spazi occupati dalla Rassegna ovini, ma anche di altri aspetti, quali i parcheggi, le aree occupate, la gestione dei flussi e la prevenzione degli incendi. L’esposto fa riferimento all’obbligo, da parte della Camera di commercio dell’Aquila, di elaborare lo studio di incidenza ambientale e consegnarlo al Comune di Castel del Monte, in cui ricade l’area della manifestazione, per la valutazione finale. Sempre secondo l’esposto, non si comprende come l’ente parco abbia potuto concedere l’autorizzazione. Quanto al ruolo dell’ente organizzatore, la Camera di commercio, De Sanctis chiede cosa è stato prodotto dagli organizzatori in riferimento alla recente circolare ministeriale di giugno 2017: se siano stati consegnati gli elaborati sulle norme di pubblica sicurezza, se le prescrizioni siano state rispettate e se i presìdi fossero idonei e formati da personale con specifica preparazione; se, infine, il numero di addetti fosse consono ai 30mila partecipanti. Insomma, una matassa molto complessa da sbrogliare da pm e Nipaf.
DISASTRO ANNUNCIATO. Lo stesso sindaco di Castel del Monte, Luciano Mucciante, sul cui territorio si è svolta la rassegna, aveva inviato una lettera alla prefettura nella quale chiedeva, in vista di quella manifestazione, una riunione per garantire la massima sicurezza nell’evento. Come a dire che la soglia di allarme fosse già alta nelle mente di diverse persone tra le quali anche Mucciante. Questi prospettò che l’afflusso di gente sarebbe stato ben maggiore rispetto alle altre edizioni. Per contro il comitato spontaneo degli allevatori, rappresentato da Americo Pezzopane, non è tenero con Mucciante. «Il sindaco, a seguito della riunione», ha detto, «avrebbe dovuto o emettere un’ordinanza con il divieto di effettuare la mostra o prevedere idonei mezzi antincendio e soccorso medico-sanitario».
INTERROGAZIONI. Gli investigatori, inoltre, non potranno ignorare le interrogazioni dei parlamentari Stefania Pezzopane, Gianni Melilla e della Lega Nord, sul giallo degli elicotteri e delle autobotti dell’ex Corpo Forestale fermi negli hangar e nei depositi nonostante gli incendi stessero divorando l’Abruzzo.
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