L’Aquila, crollo in via Sturzo progettista condannato a 3 anni

Nuova sentenza legata al terremoto del 2009: Augusto Angelini, 85 anni, è stato condannato per il crollo di due palazzi in cui morirono 27 persone
L’AQUILA. Il giudice monocratico del tribunale dell’Aquila, Giuseppe Grieco, ha condannato a tre anni di reclusione per omicidio plurimo e disastro colposo Augusto Angelini, 85 anni, dell’Aquila per il crollo a causa del sisma del 2009 di due palazzi adiacenti di via Luigi Sturzo dove morirono 27 persone. Angelini, unico sopravvissuto tra gli indagati, era progettista architettonico e direttore dei lavori di entrambi gli stabili. L’imputato non era presente in aula per motivi di salute. Anche il pm, Fabio Picuti, aveva chiesto la condanna a tre anni di reclusione.
Si tratta del terzo filone della maxi inchiesta crolli della procura della Repubblica del capoluogo ad arrivare all’epilogo, con altrettante condanne, dopo il crollo di via generale Francesco Rossi e la commissione Grandi rischi. I due edifici si trovavano all’interno delle mura del centro storico, nelle vicinanze della Villa comunale, ed erano in cemento armato. Inizialmente c’erano due singoli procedimenti giudiziari per ognuna delle palazzine, poi riunificati su richiesta del pm Fabio Picuti. Entrambe le strutture furono edificate nel 1965 e, secondo i consulenti della procura, sono crollate prima di tutto per la scadente qualità del calcestruzzo. Secondo, per carenze costruttive consistenti nel numero minimo di staffe di collegamento delle armature. Terzo, per errori di progetto e calcolo delle strutture consistiti nella mancata previsione e verifica del sistema resistente alle azioni sismiche orizzontali provenienti da almeno due direzioni.
Per il concomitante impegno del sostituto procuratore Picuti nel filone di via Sturzo, il giudice per l’udienza preliminare Giuseppe Romano Gargarella ha rinviato al prossimo 26 novembre l’udienza per i crolli di via Persichetti, dove morirono due persone. Tre sono gli indagati per omicidio colposo, Francesco Zaccagno e Maria Lidia Zaccagno, responsabili della ditta che eseguì alcuni lavori, insieme alla committente Maria Cristina Vicentini: per loro è stato chiesto il rinvio a giudizio.
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