L'Aquila, resti umani in ospedale L'Asl: "Nessun rischio infettivo"

L'azienda sanitaria: "E' tutto a posto". Ma sull'accaduto scatta un'indagine interna

L'AQUILA. «Nessun resto umano, nessun feto abbandonato, solo prelievi istologici correttamente conservati in formalina». Questa, dopo il blitz in ospedale compiuto martedì dagli agenti della squadra mobile, la difesa dell'azienda sanitaria. Ma, intanto, la stessa Asl ha disposto un'indagine interna.

L'AZIENDA SANITARIA. La posizione della Asl è affidata a un comunicato ufficiale. «I resti umani trovati all'ex anatomia patologica e messi sotto sequestro dalla polizia non sono altro che comuni prelievi istologici regolarmente conservati sotto formalina e in contenitori ermetici. Pertanto, assolutamente non a rischio infettivo e conservati, per disposizione dell'unità operativa e a garanzia del paziente, per almeno sei mesi dal giorno della riduzione o dell'esecuzione dell'esame istologico. I 300 scatoloni in realtà sono 92 e anche se recano la scritta rifiuti speciali sono stati utilizzati, in modo improprio, per stoccare il materiale in formalina. Non è stata rinvenuta nessuna sacca di sangue, ma solo un provettone, normalmente utilizzato per preparare i coloranti, contenente - secondo gli inquirenti - probabile liquido ematico. A tal proposito sottolineiamo che l'anatomia patologica non effettua analisi del sangue né conserva sacche trasfusionali. Dal 6 aprile 2009 l'anatomia patologica e la sala settoria del San Salvatore, non sono più funzionanti e i riscontri diagnostici e le autopsie vengono effettuate in altre strutture ospedaliere. Segnaliamo, inoltre, che il locale posto sotto sequestro è situato in un edificio classificato E, quindi chiuso al pubblico. Quanto ai farmaci scaduti, crediamo che, a causa dei lavori di ristrutturazione dell'ex farmacia, qualche operaio abbia spostato alcuni scatoloni senza segnalarne il contenuto agli organi preposti».

La Asl afferma poi che «lo smaltimento dei rifiuti speciali è affidato a due ditte specializzate e regolarmente autorizzate dalla Regione. Tutta la documentazione relativa a tale smaltimento è stata, comunque, messa a disposizione degli inquirenti». Sin qui l'azienda sanitaria che annuncia anche l'avvio di un'indagine interna, disposta dal manager Giancarlo Silveri in accordo con la direzione sanitaria, «per fare piena luce sulla vicenda».

L'INCHIESTA. Gli investigatori hanno, intanto, rimesso una prima relazione al sostituto procuratore Roberta D'Avolio che dovrà decidere sui sequestri operati dalla squadra mobile e sull'affidamento di nuove eventuali indagini. Gli agenti, coordinati dal sostituto commissario Sabatino Romano, sono ora al lavoro «per ricostruire la "filiera" (dal basso verso l'alto, a cominciare dalle ditte incaricate dello smaltimento) delle responsabilità. Per inserire, dunque, nel fascicolo consegnato al pm i nomi dei presunti responsabili di ciò che è accaduto in ospedale».

Un locale, quello dell'ex anatomia patologica, che la polizia afferma di aver trovato spalancato, e dove - secondo quanto scritto nella relazione - sono stati trovati resti di organi umani in formalina, feti, provette di sangue e medicinali scaduti. E cassoni con i reperti istologici aperti e, quindi, alla mercé di tutti. Una situazione che, secondo gli inquirenti, lascerebbe intravedere illeciti amministrativi, ma anche abusi e omissioni.

I SINDACATI. «Un episodio gravissimo. Uno scandalo che non deve più ripetersi».
Cgil, Cisl e Uil non risparmiano critiche alla dirigenza della Asl. «Un'immagine poco edificante. L'emblema di una situazione al limite, dove la macchina organizzativa fa acqua da tutte le parti», dicono i sindacati, «neppure il sisma può giustificare un simile degrado».

Commenti a caldo, dopo la notizia del ritrovamento, nei locali dove prima del sisma venivano effettuate le autopsie, di alcuni rifiuti ritenuti potenzialmente pericolosi.

«Un episodio sconcertante», commenta il segretario regionale Cisl, Gianfranco Giorgi, «siamo sorpresi nel constatare come il presidio ospedaliero dell'Aquila versi in uno stato di degrado e totale abbandono».

Giorgi parla di «spettacolo indecoroso» e invita la Asl «ad adottare tutte le misure necessarie per identificare i responsabili di tale situazione, preposti al controllo e alla vigilanza all'interno dell'ospedale».

Sulla stessa lunghezza d'onda il commento di Antonio Ginnetti, segretario provinciale Cgil-sanità: «Siamo sconcertati di fronte a una situazione non più tollerabile», afferma, «che dimostra una serie di carenze da parte della Asl. Chiediamo alla dirigenza di far luce sull'accaduto e di accertare le responsabilità».

Va giù duro Simone Tempesta, Uil sanità: «È questa la condizione in cui sono costretti a operare i dipendenti dell'ospedale, tra mille carenze e deficit organizzativi, che comportano evidenti problematiche di gestione degli spazi. La ricostruzione del San Salvatore procede a rilento, la Asl deve ricreare spazi adeguati per ridare dignità all'ospedale».

IL PD REGIONALE. Una vicenda inquietante, per il vice presidente del consiglio regionale Giovanni D'Amico (Pd) che invita il presidente della Regione Gianni Chiodi a riferire con la massima urgenza al consiglio che si riunirà martedì. «Ciò al fine di fornire ogni necessaria garanzia in ordine alla tutela dell'ambiente e della salute dei malati e degli utenti, nonché dei livelli essenziali di cura. Ove confermato» aggiunge D'Amico «il fatto indicherebbe una situazione grave nella gestione dell'ospedale San Salvatore, indice di disorganizzazione e mancato controllo nei processi di smaltimento di rifiuti sanitari speciali che avrebbero dovuto essere smaltiti in tempi rapidi e a norma di legge».
(ha collaborato Monica Pelliccione)

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