L'elettrodotto va interrato

Il tribunale alle Ferrovie: è pericoloso, fermate i lavori

AVEZZANO. E' potenzialmente pericoloso per la salute dei residenti il nuovo elettrodotto di Scalzagallo, e per questo motivo va interrato. A stabilirlo è stata la decisione del tribunale di Avezzano che segna una svolta importante nella lunga vicenda giudiziaria e politica riguardante un'intera zona della città.

Una decisione rivoluzionaria quella del collegio composto dai giudici Giovanni Garofolo (presidente), Marco Cirillo ed Emanuele De Gregorio. E' stata infatti ribaltata la decisione del giudice monocratico e accolto il reclamo proposto da 52 residenti assistiti dall'avvocato Renato Simone. Il tribunale ha ordinato a Rete ferroviaria italiana (Rfi), in applicazione al principio di precauzione, l'interruzione dei lavori e l'interramento dell'elettrodotto entro un anno, in quanto «lesivo del diritto alla salute». Le Ferrovie sono state condannate al pagamento delle spese.

Secondo il tribunale, «il principio di precauzione è inserito, con le modifiche apportate al trattato di Maastricht, fra quelli fondamentali della politica comunitaria in materia ambientale. Un principio richiamato e fatto proprio nella legislazione nazionale dal Codice dell'Ambiente».

Ma un aspetto importantissimo della sentenza riguarda la pericolosità delle radiazioni sugli esseri umani. Dicono i giudici di Avezzano che «è un fatto notorio che i campi elettromagnetici sono stati inseriti tra gli agenti qualificati come possibili cancerogeni per l'uomo. In particolare», si legge ancora nella sentenza «gli studi scientifici hanno rilevato un'associazione statisticamente significativa tra l'incremento dell'esposizione ai campi elettromagnetici e la leucemia infantile, con un rischio quasi doppio rispetto alle esposizioni inferiori».

Insomma, per i giudici la realizzazione dell'elettrodotto sarebbe stata troppo rischiosa, e diventa d'obbligo quindi il principio di precauzione per quanto riguarda la tutela alla salute delle persone. Un primo ricorso contro i lavori era stato rigettato. Secondo il giudice di primo grado la richiesta di interruzione dei lavori era inammissibile.

A eccepirla c'erano le Ferrovie e i 153 cittadini della zona alta, dove attualmente si trova la vecchia linea che deve essere trasferita più in basso. In una seconda fase processuale c'era stata la nomina di un perito chiamato a pronunciarsi sulla pericolosità dei campi magnetici. In quella occasione però il perito non aveva potuto presentare prove, poiché negli atti delle Ferrovie c'erano progetti di massima o dati precisi per accertare o smentire un'eventuale pericolosità per la salute dei cittadini. Ma le verifiche non erano state eseguite poiché l'impianto non era ultimato, e quindi era impossibile misurare un'energia non ancora sprigionata. «Voglio sperare che l'amministrazione prenda atto del provvedimento del Tribunale», ha affermato il consigliere di opposizione Roberto Verdecchia «e che si attivi in maniera decisa affinché le Ferrovie rispettino l'ordinanza».

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