La storia di San Giuliano narrata dal prof Colapietra

Oggi alla biblioteca provinciale l’incontro nel sesto secolo di fondazione del convento dei francescani (primo in Abruzzo) nel contesto della vita cittadina

L’AQUILA. Un tuffo nell’Aquila del 1400. Questo l’omaggio alla città da parte dello storico Raffaele Colapietra che oggi alle 17, nella sala conferenze della Biblioteca provinciale (via Copernico, zona industriale Bazzano) terrà una conversazione sul tema: “L’anno 1415 nel contesto della storia aquilana-A sei secoli dalla fondazione del convento di San Giuliano”. L’appuntamento culturale – che pure nella tematica s’inserisce nel quadro del sesto centenario dalla fondazione del primo e più antico presidio dell’Osservanza francescana in Abruzzo, oggetto di altri incontri – ha una sua autonomia in quanto è un’iniziativa presa personalmente dallo storico «rivolgendomi», spiega, «all’ente col quale ho un legame particolare, la Biblioteca provinciale». Si tratta di «un contributo che penso di dover dare per i motivi che avrò modo di esporre. Se si parla di San Giuliano», aggiunge il professore, «occorre sottolineare che è il luogo aquilano più disgraziato per quanto avvenuto negli anni, e qui parlo del disboscamento selvaggio di uno dei luoghi più notevoli dal punto di vista ambientale. Poi c’è stata la cava, anche questa una violenta ferita nel paesaggio, oltre all’orribile viadotto dell’autostrada che altera tutto il panorama e poi, ultimamente, l’incendio. Inoltre, sotto San Giuliano, si vede da decenni quella mostruosità urbanistica che è Pettino, mentre fino a 50 anni fa il convento si manteneva in un contesto ambientale vicino alla città ma in condizioni ancora pressoché intatte come vegetazione e panorama, grosso modo quello che è stato per secoli. Negli ultimi 50 anni, impatti di ogni genere lo hanno molto alterato. In ogni caso, è rimasto caro alla memoria degli aquilani per motivi sentimentali e anche artistici importanti, data la presenza di opere d’arte notevoli, di religione, di tradizione devozionale. Ci sono stati egregi studiosi francescani, padre Giacinto Marinangeli, padre Gabriele Marini, padre Graziano Basciani, i quali, degni religiosi, fino ai giorni nostri hanno lasciato un segno vivo e caro agli aquilani di questo luogo per tanti motivi. E qui entra anche l’aspetto affettivo, sentimentale, civico, al di là di questa peculiarità del 1415».

Il discorso di San Giuliano sarà inserito nella storia della città tra Trecento e Quattrocento e si farà cenno a quello che accadde dopo attraverso le figure di San Bernardino da Siena, San Giovanni da Capestrano e San Giacomo della Marca. Il discorso toccherà anche l’assedio di Braccio da Montone.

Lo storico analizzerà quali forze sociali e quali idee della religiosità, mutata in quel periodo, abbiano ispirato l’importanza di questo insediamento. «Presupposti, di tipo locale, sociale, culturale e artistico importanti, in cui inquadrare la primogenitura dei francescani di San Giuliano in Abruzzo». Infine, una chiosa. «Vorrei pregare la pubblica opinione e i cittadini», afferma ancora il professore, «di evitarmi – in quanto mi appare, se non propriamente una presa in giro, come una cosa poco opportuna e di cattivo gusto – la definizione secondo la quale io sarei un mito per la città. Questo proprio no. La città fa proprio l’opposto, l’ha fatto nel terremoto e continua ora a fare l’opposto, di quello che suggerisco e che vorrei, o di come sono vissuto io. Se rappresento qualcosa rappresento me stesso e in questa circostanza io, Raffaele Colapietra, dialogando con la sola interlocutrice che ho, la Biblioteca provinciale, propongo una conversazione ai miei concittadini. Il mitoè altra cosa».

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